Anche nell’auto no alla decrescita e sì alla cultura del fare

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Esiste una parte sana nelle istituzioni pubbliche operative, e l’abbiamo vista all’opera in occasione della presentazione del «Milano Monza Motor Show». Ha cominciato Angelo Sticchi Damiani, il presidente dell’Automobile clud d’Italia, un ente pubblico, spiegando come tale manifestazione sia il risultato di un investimento fatto da Aci sull’Autodromo di Monza, che impone di essere messo a reddito per ripagarsi. È il modo sano di usare soldi dei contribuenti.
Con la consueta eleganza, ha specificato che non si tratta di un trasferimento della manifestazione Parco del Valentino da Torino a Monza, sebbene dai successivi interventi sia emerso quanto abbia pesato sull’operazione una cultura moderna e produttiva, che abita da quelle parti e viene incarnata dai suoi amministratori locali, senza rilevanza di colore politico.

Il governatore Attilio Fontana ha raccontato di aver ascoltato e prontamente accolto l’idea di Andrea Levy di portare la sua bella manifestazione in Lombardia, perché fa parte delle cose che fanno crescere l’economia del territorio: «Noi siamo felici con la crescita, non con la decrescita». Il sindaco Dario Allevi (Monza) ha trasmesso sicurezza sulla capacità di gestire in due/tre giorni mezzo milione di visitatori: «Ne gestiamo 200mila ogni Gran Premio e abbiamo ospitato 700mila fedeli per la visita di Papa Francesco. Sì, sappiamo cosa fare». Il sindaco Beppe Sala (Milano) ha annunciato che si è già in moto per far arrivare la metropolitana a Monza: ci vorranno 10 anni, ma i cittadini l’avranno.

«Sulla mobilità, le ideologie stanno a zero e bisogna ragionare sui numeri», ha aggiunto Sala, facendo eco a Sticchi Damiani: «I motori diesel di ultima generazione inquinano quanto un’auto elettrica, ma purtroppo questo lo diciamo in pochi».

Insomma, difficile non andare col pensiero ad altre due importanti realtà, Torino e Roma. La prima ha letteralmente preso a calci la più bella e innovativa manifestazione motoristica degli ultimi anni, che coniuga pubblico, tempo libero e passione per le auto con costi molto contenuti. La seconda appare addirittura incapace, e non da pochi anni, non tanto di meritarsi l’organizzazione dei grandi eventi (che pure le spetterebbero) quanto di far funzionare le infrastrutture logistiche che già ha, tipo le scale mobili, per capirci.

Articolo pubblicato su il Giornale – Fuorigiri, il 25 settembre 2019

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