
Auto, ecco perché il valore del mercato cresce (+14%) a 35,6 mld mentre le immatricolazioni crollano
I volumi sono in picchiata ma l’aumento medio dei prezzi causato dal boom di vetture ibride ed elettriche e i minori sconti praticati dai dealer fanno salire il fatturato.
Il valore delle auto immatricolate nel 2021 è stato di 35,6 miliardi, segnando un ottimo 14% in più rispetto ai 31,3 dello scorso anno e nonostante appena il 6% di aumento dei volumi. Gli altri 8 punti sono riconducibili soprattutto al diverso mix e agli aumenti di prezzo, che hanno portato il valore medio unitario, al netto degli sconti e degli incentivi, a 24.140 euro rispetto ai 22.414 del 2020.
Questo emerge dalle prime stime del Centro Studi Fleet&Mobility, elaborate sulla base dei dati ufficiali delle immatricolazioni fornite da DataForce e realizzate grazie al supporto di Mapfre Warranty e di Texa-TMD.
Le auto elettriche triplicano la quota
Il mix delle motorizzazioni, che è la grande partita di questi anni, ha visto le pure elettriche, quelle senza motore termico, triplicare la loro quota dal 2 al 6%. Seppur di peso minore, anche queste hanno contribuito ad elevare il valore medio unitario, che è stato per una gran parte causato invece dalla crescita, tra le vetture termiche, delle versioni ibride, con e senza spina.
Ibride dal 21 al 36 per cento
Queste sono passate dal 21 al 36% di quota, sempre in valore, avendo assorbito dal diesel e dal benzina, scesi rispettivamente dal 40 al 28% e dal 31 al 24%. Come si sa, le auto elettriche e le ibride, in misura minore, hanno un prezzo superiore ai corrispondenti modelli senza motore elettrico.
Questo ha determinato in buona parte l’aumento del valore medio unitario, nonostante il contributo degli incentivi passato da 600 milioni a oltre un miliardo proprio per calmierare i prezzi e rendere più accessibili queste versioni.
L’aumento dei listini
Tuttavia, non è solo il mix ad aver influito sul valore delle vendite. Lo scorso anno i listini sono aumentati più di quanto avveniva negli anni scorsi, ma è stata soprattutto la scarsità di prodotto a pesare. La difficoltà a produrre a sufficienza per soddisfare la domanda, che secondo molti operatori avrebbe potuto portare il rimbalzo fino a 1,8 milioni di immatricolazioni, ha determinato quello che in economia viene definito un mercato dell’offerta, in cui è il venditore a fare il prezzo, avendo più clienti di quanti ne possa servire. Tradotto in “automobilese”, sono spariti quasi del tutto i km0 e gli sconti. Infatti, il cliente che beneficiava di sconti maggiori, il noleggio a breve, da mesi bussa alle porte dei costruttori per approvvigionarsi di nuove auto in vista della ripresa dei viaggi, ma nessuno gli apre.
Articolo pubblicato su Il Sole 24 Ore il 3 gennaio 2022, a firma di Pier Luigi del Viscovo.