
Auto, ecco quanto vale davvero il mercato italiano
La domanda di auto nuove espressa dagli Italiani nel corso del 2017 è stata di 1.989.000 unità (fonte Unrae), per un controvalore di 38.561 milioni di euro, al netto degli sconti (fonte Centro Studi Fleet&Mobility), in crescita sul 2016 del 7,5% e del 6,2%, rispettivamente.
Così, se in volume è corretto affermare che le vendite siano tornate ai livelli del 2009, in termini di valore siamo ben oltre i 38 miliardi del 2008, con circa 200mila vetture in meno, grazie al fatto che a far leva sulle mode (SUV e crossover) si riesce a spuntare un prezzo più alto. C’è da prevedere che sarà ancor più così quest’anno e i prossimi, visto che nel 2017 questo segmento in Italia ha pesato per il 31% dei volumi, mentre a livello globale Jato Dynamics (un centro studi) stima un 2017 a quota 47% e prevede il sorpasso nei prossimi mesi. Le letture dei volumi e del valore segnano la differenza tra chi ritiene che la salute di un mercato sia data dalle quantità che assorbe e chi invece pensa che costruire e vendere macchine sia un business, che sta in piedi se produce profitti. Se poi a monte c’è il problema di non poter fare a meno di produrre certi volumi, a meno di non ridurre la capacità produttiva, sarebbe opportuno affrontare e risolvere questo problema (che indubbiamente è politico e altrettanto indubbiamente non è facile), piuttosto che forzare i volumi nel mercato.
Tornando alle performance dell’anno appena chiuso (ma in sostanza vedendo l’impatto di questi squilibri), la crescita è stata trainata dalle società, che hanno immatricolato 435mila unità (+27,5%) pari a 8.923 milioni (+19,3%), grazie a un ricorso abnorme alle auto-immatricolazioni (demo e km0) che spiega anche il diverso incremento dei volumi rispetto al valore, visto che quelle targhe sono fatte a suon di fortissimi sconti. Il valore medio pagato per immatricolare queste macchine è stato infatti di 20.538 euro, in flessione del 6,4% sul valore medio registrato lo scorso anno.
Questa crescita è anche la causa della performance negativa dei privati (-1,8% in volume e -2,2% in valore, pari a 1.121.000 targhe e 20.986 milioni) poiché come già abbiamo spesso argomentato da queste pagine le km0 restano nella filiera per uno o più mesi e poi vengono vendute ai privati, ma come auto usate.
Anche il noleggio ha incrementato gli acquisti, a 433mila unità per un controvalore di 8.652 milioni di euro (+18,2% e +17,4% rispettivamente). La lieve differenza è spiegata dal fatto che il noleggio a breve termine (rent-a-car) ha assorbito ben 174mila vetture (+21%), una quantità abnorme rispetto al fabbisogno, che ha spostato il mix del canale verso le auto di taglia piccola. Anche il RAC è stato usato come canale per forzare le immatricolazioni, col risultato che dopo pochissimi mesi e pochi km anche questi prodotti andavano a far concorrenza alle auto nuove per la domanda dei privati.
In conclusione però queste pressioni sui volumi (km0 e RAC) hanno permesso di elevare il mercato alla soglia voluta dei 2 milioni, mentre senza di esse sarebbe stato all’incirca sui livelli dello scorso anno.
Articolo pubblicato su Il Sole 24 Ore e il 3 gennaio, a firma di Pier Luigi del Viscovo