
Autonoleggio in crescita. Bene anche le flotte aziendali
Tutti positivi gli indicatori fondamentali dell’Autonoleggio nel 2014. Ancora migliori nel primo scorcio di 2015. Questo in estrema sintesi il Rapporto sull’autonoleggio presentato stamattina a Milano dal presidente Fabrizio Ruggiero, che ha aggiunto: “Nel 2014 e in particolar modo nei primi mesi dell’anno in corso (+5,3% del giro d’affari e +22% di immatricolazioni) la crescita del settore del noleggio veicoli ha sostenuto il mercato dell’auto e supportato la mobilità aziendale e turistica. Questi dati, insieme al consolidamento dell’offerta di car sharing (487mila iscritti e oltre 5 mln di noleggi), confermano l’evoluzione della mobilità italiana verso nuovi scenari, pur sempre frenata da burocrazia e fiscalità fuori dagli standard europei.”
Dunque un settore che va bene, in un’economia che invece ancora fatica a trovare la strada per uscire da una palude che solo i buontemponi ancora considerano una crisi. Un settore che immatricola un’auto ogni cinque, grazie a un tasso di sostituzione molto più veloce dei privati, che induce a recriminare sulla miopia delle Case auto che per vent’anni hanno evitato di spingere i clienti verso il noleggio. Ma questi sono stimoli e niente più.
Stando ai numeri del Rapporto, il giro d’affari del noleggio si è posizionato ormai ben sopra i 5 miliardi di euro, con un trend crescente. A questi, vanno aggiunti i ricavi da rivendita di usato (visto che il noleggio ‘consuma’ solo una parte della vettura): circa altri 2 miliardi di euro. I valori pre-crisi sono stati ampiamente recuperati.
Entrando nei due segmenti principali, rent-a-car e NLT (ma ci sono pure i servizi, che stanno crescendo), emergono indicazioni interessanti.
Il RAC è cresciuto intercettando bene la domanda crescente degli stranieri in arrivo, +3,5% (quelli che non sono più in crisi da un pezzo) e contenendo la flessione della domanda domestica, -1,1%. Ha fatto questo grazie a un’aggressiva politica di prezzo (-2,2%), resa possibile da alcuni fondamentali interventi di ottimizzazione del business. Intanto, hanno spremuto l’utilizzo delle auto fin quasi al 77%, livello mai toccato prima. Vale la pena di ricordare che l’auto è un costo fisso e ogni giorno che sta ferma è margine di contribuzione che si perde. Inoltre, hanno allungato il periodo di permanenza in flotta dei veicoli di 40 giorni, ininfluenti sul valore di usato/buy-back, ma utili a generare ricavi aggiuntivi. Poi, 26 stazioni di città sono state chiuse, probabilmente perché non si giustificavano in termini economici. In effetti, il RAC si consolida sempre più come business aeroportuale, come ha illustrato Stefano Gargiulo, vice presidente di Aniasa: ”2/3 del business passano per le stazioni aeroportuali, che sono 1/4 del totale. Nel 2008 erano il 10% e sviluppavano meno della metà del giro d’affari”. Ultimo ma non meno importante, i noleggiatori sono intervenuti con la tecnologia per proteggersi dai furti (che erano stati la vera piaga del 2013), il cui danno si è ridotto sensibilmente (-9%).
Ma c’è ancora un punto, non secondario. Fatto 100 il volume d’affari del RAC, metà viene venduto direttamente dagli operatori ai clienti, corporate e privati, mentre l’altra metà viene venduta attraverso altri soggetti, operatori turistici o anche società di NLT o di servizi di assistenza. È stato giustamente rivendicato come ciò stia a indicare che l’operatività dell’autonoleggio è molto sofisticata e richiede un know-how non facilmente assimilabile. In altre parole, seppure molti possono vendere giorni di noleggio, solo gli operatori del rent-a-car hanno il know-how necessario a muovere le auto.
Passando al NLT, il 2014 è stato l’anno in cui la flotta ha superato quella del 2008 (pre-crisi), segnando il record di 546mila unità, tra vetture (423), furgoni (121) e poco altro, per un giro d’affari di oltre 4 miliardi, al netto della rivendita dell’usato. Come ha spiegato il vice-presidente Alfonso Martinez Cordero, il risultato è dovuto al “rinnovo di flotte, la cui durata era stata estesa negli anni scorsi, e alle le PMI, che stanno crescendo sempre di più, mentre le grandi aziende ancora soffrono per la crisi e giorno dopo giorno nelle loro flotte fanno down-sizing (riducono il numero di macchine) e down-grading (passano da un’auto di livello superiore a quella di livello inferiore)”. In effetti, due vetture su tre di quelle che circolano in NLT sono medio-piccole (ossia i segmenti A, B e C), mentre erano una su due nel 2010.
Sul fronte delle alimentazione, il NLT usa il gasolio per 8 auto ogni 10. Le altre due hanno comunque un propulsore termico, quasi sempre a benzina. Pochissime quelle a metano o GPL, meno ancora le ibride. Le elettriche sono praticamente assenti (0,1%), come è normale che sia, visto che sono le auto del futuro.