C’è bisogno di leadership

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In occasione del Dealer Day ho colto l’occasione di fare alcune domande al professor Giuseppe Volpato, Ordinario di Economia e Direzione delle Aziende dei Settori Industriali presso l’Università Ca’ Foscari e Presidente del Comitato Scientifico di Automotive Dealer Day.

Dal suo osservatorio privilegiato dell’Automotive Dealer Day, che scenario vede?

Purtroppo dire che questo è un momento difficilissimo è dire poco. Naturalmente vi sono situazioni differenziate, case automobilistiche, reti, che hanno sofferto di più qualche anno fa e che adesso hanno una miglior ripresa rispetto ad altre. Però complessivamente come sappiamo è una situazione veramente difficile ed io non sono ottimista nel breve termine. Lo sono nel medio e lungo termine, ma nel breve no, perché la ripresa del mercato è collegata inevitabilmente alla ripresa della domanda interna.

Come sapete abbiamo avuto una forte emorragia di posti di lavoro e quindi abbiamo situazioni di grave difficoltà per le famiglie, qualcuno è in cassa integrazione, qualcuno è senza lavoro; ma anche per chi ha un lavoro, magari anche ben retribuito, naturalmente è un momento di incertezza, di crisi, di attenzione alla situazione. Per cui la domanda interna temo non riuscirà a fare da volano.

Come vede il futuro dell’automobile?

Come dicevo, nel medio/lungo periodo sono ottimista nel senso che il prodotto c’è, le macchine sono belle, sono emozionanti, tutti noi vorremmo cambiare spesso queste vetture per avere la novità, la vettura più ecologica, la vettura più silenziosa, la vettura più sicura e la vettura che ci fa anche fare bella figura con gli amici; quindi ci sarà una ripresa. L’industria automobilistica è un’industria ciclica che vive fasi di stanca e fasi di ripresa. Noi appena riusciremo a passare questa fase di crisi interna dovremmo riuscire a riprendere il volano e in questo caso ci aiuteranno i paesi “BRIC”, il Brasile, la Russia, la Cina,l’India; ne sto parlando in questo momento non solo come paesi produttori di automobili ma come paesi con una grande popolazione, con una popolazione di cultura, di livello elevato (avessimo noi un quarto degli ingegneri indiani!). Dobbiamo pensare che questi paesi stanno crescendo in maniera forte, conosceranno lo sviluppo che abbiamo conosciuto noi e naturalmente eserciteranno la loro domanda di beni di consumo e beni durevoli; quindi diventeranno tante piccole locomotive che ci aiuteranno assieme alla Germania e agli Stati Uniti a riprendere fiato e a ripartire. Quindi dovremo ancora soffrire nel breve periodo, ma io ho fiducia che tutta la filiera automobilistica riprenderà la corsa e darà un forte contributo alla ripresa del nostro paese.

In questa fase di difficoltà di breve periodo cosa c’e da fare?

Secondo me c’è da revisionare area di business per area di business di tutte le concessionarie. Non è un fatto di competenze, la maggioranza dei concessionari ha tutte le competenze per organizzare al meglio ogni singola area di business, quello che ci vuole per tutti è la leadership, la volontà di fare questo lavoro, una pulizia attenta (se volete non esaltante) di tutte le attività all’interno della concessionaria. Perchè solo attraverso questo calibrato equilibrio vedrete che la gestione migliorerà. Chi vende automobili sa benissimo che una buona vettura non è quella che corre più forte o quella che frena di più: è l’equilibrio della macchina che fa il vero piacere di guida e la sicurezza della vettura. C’è da fare lo stesso nelle concessionarie, soprattutto con un lavoro di leadership e di sensibilizzazione dei collaboratori. Fare questo lavoro di attenzione, di pulizia, di riorganizzazione anche sulle piccole cose è estremamente importante per superare questa fese delicata.

Questa attenzione riguarda l’organizzazione o deve essere rivolta anche ai clienti?

Senza dubbio anche ai clienti. Oggi non solo la domanda è depressa, come sappiamo, ma sta anche cambiando una parte dei tradizionali consumatori. L’acquirente  di reddito medio basso che cerca la vettura popolare in questo momento è alla finestra, invece chi ha un reddito più robusto magari per il figlio acquista una vettura popolare, però non è lo stesso cliente di prima: è un cliente che ha un reddito più elevato, che ha delle aspettative, che ha delle esigenze da persona di reddito medio/elevato e quindi per voi è un cliente che acquista la vettura popolare con un’ottica, con un modo di rapportarsi alla concessionaria diversa; quindi è necessario sviluppare anche questa capacità di servire un cliente sofisticato che magari sta chiedendo una vettura di primo prezzo.

È sicuro che le concessionarie siano in grado di cogliere questa sfida?

Sì, io sono certo che queste capacità le concessionarie le hanno. Questo è il tempo della leadership, di riuscire convincere anche i collaboratori, in un momento cosi difficile e che dà poche soddisfazioni, di stringere i denti e di lottare perché questo è il momento di fare il lavoro e di farsi trovare preparati quando, nel medio e lungo periodo, la domanda riprenderà.

In che modo le associazioni possono contribuire?

Il lavoro fatto dalle associazioni di marca e da Federauto è importante. Sappiamo che Federauto ha richiesto al Ministro dello Sviluppo Economico di istituire un tavolo di confronto, un qualcosa che permetta finalmente di ragionare nel medio e lungo termine, perche un’industria come quella automobilistica, una filiera cosi grande ed importante, può solo essere organizzata e favorita nel medio e lungo termine da un tavolo di lavoro, che è veramente un momento importante. Il Ministero ha dato segnali di disponibilità e ci auguriamo che questo vada avanti. Anche Anfia e Unrae stanno lavorando per fornire il massimo dei servizi ai propri associati, per dare un contributo d’immagine a tutta la filiera automobilistica e questo è molto importante. In passato non sempre la filiera automobilistica ha goduto di buona stampa, però ritornerà ad essere un’industria importante. Agli inizi del secolo scorso l’industria automobilistica, soprattutto negli Stati Uniti d’America, era l’industria più ecologica che esistesse. Basti pensare che a New York raccoglievano ogni anno 10mila carcasse di poveri cavalli stroncati dal lavoro di portare in giro merci e persone per la città; si pensi agli escrementi di tutti i cavalli che venivano asciugati al sole e giravano per l’aria: le malattie polmonari a New York all’inizio del ventesimo secolo erano veramente qualche cosa di tremendo. L’industria automobilistica, con le vetture elettriche, bi-fuel, con le ibride,  ritornerà ad essere, probabilmente, una delle industrie più ecologiche al mondo e darà un segno di vitalità, un fattore di impegno. Quindi è veramente importante in questo momento tenere duro, tenere ferma la barra, continuare a lavorare stimolando al massimo i collaboratori.

Articolo pubblicato su Car Fleet di luglio 2011 a firma di Pier Luigi del Viscovo

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