Ciao Tom

 In Bollettino, Società

È il vuoto, prima che il dolore. Questo è il sentimento più forte che avverto adesso, a ridosso della tristissima notizia.

La mancanza.

Di un interlocutore amico, con cui avrei ancora cose da dire e da progettare. Un amico che mi manca.

Scusa, Tom, ma non avevamo detto giusto venerdì l’altro che ci saremmo fissati uno dei nostri pranzetti? Questa volta toccava a me, l’ultima volta hai fatto tu, da Celestina. E adesso? Con chi parlo del tema di attualità del nostro mondo? Con chi mi confronto? Perdonami, ma che si fa così? All’improvviso? E noi? E io?

Ragionando, posso dire che questo senso di vuoto, questa mancanza, che sento sul piano fisico, della telefonata che non potrò più fare, non è frutto di un rapporto personale, che pure ci sta (ci stava, sarebbe corretto, ma ho deciso di non correggere perché ancora non ce la faccio a usare il passato). No, altrimenti me la terrei per me. Questa assenza è causata dall’insostituibilità di Tommaso. Perché Tom è unico. È un grande maestro del giornalismo, un decano, come si dice, ma non solo quello. Nella professione, ci sono altri che con altrettanto merito scrivono e raccontano. Il giornalismo andrà avanti, come è normale. Ma non c’è un altro Tom. E probabilmente, mi permetto di dire, non ci sono più le condizioni per un altro Tom. L’ambiente e lo scenario che l’hanno eletto a loro portavoce e che egli ha interpretato magistralmente dove sono? Non tutte le epoche sono uguali. Certo, tutte sono abitate da uomini. Ma non tutte hanno spazio per dei giganti. Un gigante è un uomo come gli altri, che però incarna così profondamente e tanto a lungo il suo contesto da diventarne parte, non solo abitante. Oggi a me manca una parte. E dunque manca un pezzo del contesto. Il puzzle non si può completare. Mannaggia!

Devo molto a Tommaso. Gli devo un libro che ho scritto, perché lui mi ha chiesto di farlo. Gli devo l’esperienza di aver creato e gestito insieme InterAuto Fleet&Mobility, perché lui me l’ha proposto. Gli devo gli insegnamenti di quegli anni, quando apprendevo quello che potevo del suo mestiere di giornalista e dell’altro suo mestiere, quello di editore. Sì, perché sono due lavori distinti. Ma soprattutto, gli devo qualcosa che non so, ma che lui ha fatto per me, sicuramente. Beh, grazie Tom, non so cosa sia specificamente, ma non pensare che non me ne sia accorto.

Carissimo Tom, per me conoscerti è stato un privilegio. Per il nostro settore, una ricchezza insostituibile.

Ti abbraccio forte.

Articolo pubblicato su Motori 24 de Il Sole 24 Ore, del 15 febbraio 2016, a firma di Pier Luigi del Viscovo

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