
Consumatori disorientati, ecco perché
La domanda di auto nuove non va così male come una lettura sommaria dei dati delle immatricolazioni a fine giugno lascerebbe intendere. È vero che il mese ha segnato un calo triplo rispetto al mese scorso, ma è dovuto essenzialmente alla minor pressione esercitata dai costruttori, sulla propria rete e sul segmento tattico per eccellenza, il noleggio a breve termine. Il semestre, racconta meglio come stanno andando le cose. Cresce il noleggio a breve, soprattutto quello immatricolato dalle concessionarie. Si mantengono sullo stesso livello dello scorso anno (alto, molto alto) le auto-immatricolazioni(km0) e crescono molto i noleggi a lungo, tutte macchine che poi finiscono indirettamente ai privati, che poi di risulta nelle statistiche ufficiali cedono il 5%. Detto semplicemente, la rete sta scaricando un po’ di stock accumulato.
Però sarebbe parziale attribuire tale flessione solo a questo caleidoscopio di canali dove prendere un’auto. Parlando con gli operatori si apprende che in effetti molti clienti esitano ad entrare nel mercato, perché disorientati dalle notizie, che si susseguono a ritmo settimanale, sulla fine dei motori diesel (e termici). Mettere all’angolo il propulsore che oggi interessa oltre metà della domanda non è cosa da poco. La colpa viene attribuita agli amministratori locali delle grandi metropoli, che annunciano divieti e fanno notizia. Ma la responsabilità non è solo loro, anzi. Sono troppi anni che i costruttori parlano e parlano e parlano di un futuro fatto di altri motori, che però non accenna a diventare realtà per una serie ben nota di motivi oggettivi, primo su tutti il fatto che i clienti non sentono il bisogno di questi cambiamenti.
Come si dice: puoi portare il cavallo all’acqua, ma non puoi farlo bere. Nonostante la gente abbia compreso che non si tratta di alternative attualmente percorribili (e chissà se mai lo saranno), tuttavia il danno è stato fatto. Quale danno? Il dubbio, l’incertezza, l’insicurezza. Questi non stanno comprando gomme da masticare, ma beni costosissimi e soprattutto durevoli. Durevoli: non ci puoi mettere la data di scadenza. Poi, serve a poco tranquillizzare con una frase e ribadire con l’altra che tutto è destinato a cambiare. I costruttori scelgano, se vendere oggi le macchine di oggi, o aspettare di vendere domani le macchine di domani. La moneta con entrambe le facce pare non abbia tanto mercato.
Articolo pubblicato su Il Giornale il 13 luglio 2018, a firma di Pier Luigi del Viscovo