
COSÌ LA POLITICA SENZA FORMAZIONE NON INVESTE SULL’ISTRUZIONE
Allarme scuola.
Ciò che non sai e non sai di non sapere: l’angolo buio dove non vedi. Puoi immaginare, ma non conoscere veramente. È la situazione dei nostri politici, di fronte allo stimolo di Mario Draghi a investire sul capitale umano. “Il debito creato con la pandemia è senza precedenti e dovrà essere ripagato principalmente da coloro che sono oggi i giovani. È nostro dovere far sì che abbiano tutti gli strumenti per farlo pur vivendo in società migliori delle nostre. Privare un giovane del futuro è una delle forme più gravi di diseguaglianza.”
Non sarà stato uno sforzo per Draghi elaborare tale indicazione. Primo, per la serie storica: “Per anni una forma di egoismo collettivo ha indotto i governi a distrarre capacità umane e altre risorse in favore di obiettivi con più certo e immediato ritorno politico: ciò non è più accettabile oggi.” Già adesso abbiamo due generazioni in grave difficoltà, a causa della modesta istruzione ricevuta da un sistema scolastico-universitario che tiene al centro non gli studenti ma altri portatori di interesse. Proseguire o peggiorare non potrà che aggravare l’incapacità degli adulti di domani di produrre la ricchezza necessaria per vivere, che in parte gli stiamo già impegnando oggi, col debito.
Secondo, ed è il vero punto, per la posizione da cui osserva. Draghi ha ricevuto la migliore formazione possibile: a scuola dai Gesuiti, laurea con Federico Caffè e poi al Massachussets Institute of Technology con Franco Modigliani e Stanley Fischer. Perfezionata in organizzazioni di eccellenza, quali Bankitalia, Goldman Sachs e BCE. No, lui non ha angoli bui.
Invece, chi ha in mano le redini del Paese, dal Governo o dall’opposizione, oggi o domani, che familiarità può vantare con questa materia, la formazione di un capitale umano competitivo? Oggettivamente e con le dovute eccezioni, molto poca. Non si tratta di destra, sinistra, populismo, sovranismo e altre fesserie. La democrazia, non solo nostra a giudicare da Trump e Brexit, seleziona la politica per quanto affascina e illude gli elettori. Se prima per credere andavano in chiesa e allo stadio, ora guardano il TG. Se si vuole un imputato, è la cittadinanza stessa e anche, diciamolo, quei media che assecondano il doping. Dopotutto, democrazia e informazione sono due facce della stessa medaglia: se una è di bronzo, l’altra non può essere d’oro.
La missione affidata da Draghi alla politica è quasi impossibile. Investire sull’opposto di ciò che sono, quella formazione che non conoscono, l’angolo buio, e di ciò che rappresentano. Infatti, la stessa esistenza politica di molti di loro incarna lo svilimento di quella formazione, per intercettare i voti di chi non l’ha ricevuta. Screditare le competenze con l’uno-vale-uno, ma pure liquidare i fatti con uno sberleffo, per farsi accettare dalla comitiva. Ora, questi politici dovrebbero dire: ragazzi, studiate, sennò fate la fine nostra. Vorrei sbagliarmi, ma mi sembra di pretendere un po’ troppo. No, Draghi non parlava agli eletti, ma agli elettori.
Articolo pubblicato su il Giornale, il 20 agosto 2020, a firma di Pier Luigi del Viscovo