DECIDE IL CLIENTE, NON LA FINANZA

 In Bollettino, Nuovo

Tra Ikea e un produttore di computer, chi diremmo che sia più esperto sui mobili per la casa? E sull’alimentazione domestica, Barilla o una compagnia aerea? E gli automobilisti, li conosce meglio Toyota o un fondo d’investimento? Sbagliato, è il fondo.
Così pensano AP7, fondo pensioni svedese, CEPB, fondo pensioni della Chiesa d’Inghilterra, Storebrand, gruppo finanziario norvegese, e AkademikerPension, fondo pensioni danese, che da oltre un anno esercitano pressioni sul primo costruttore mondiale, criticandone le strategie. Poiché Toyota non persegue una completa e totale conversione ai soli propulsori full electric, i fondi sono «preoccupati che Mr. Toyoda sembri non capire la posta in gioco». Che sarebbe? «Rischia di restare indietro sui concorrenti che stanno implementando veicoli elettrici».
Inoltre, Toyota è Toyota e potrebbe «rappresentare anche una copertura per gli altri costruttori che volessero evitare quei grandi cambiamenti tesi a centrare l’obiettivo climatico». Allora lo smottamento diverrebbe una frana e addio transizione. Sì, perché «l’industria automobilistica deve darsi una mossa, dato che è centrale per il raggiungimento degli accordi di Parigi». Più come simbolo che nei numeri, come si sa, e questo è il vero problema.
Insomma, preoccupati per le sorti dell’azienda in cui hanno messo i risparmi che gestiscono, arrivano a minacciare di «disinvestire, come ultima mossa, se dovessimo accorgerci che i costruttori non vogliono migliorare o dare ascolto a tali preoccupazioni». La posizione di Toyota è ferma e chiara: «Il cliente deve poter scegliere». Grandi investimenti nella de-carbonizzazione, soprattutto in produzione, ma con una previsione che le auto a pile al 2030 potranno rappresentare un terzo dei propri volumi, visto che «i motori ibridi tornano utili in quei mercati dove le infrastrutture non sono pronte a supportare un passaggio più rapido alle auto elettriche». E questo, alla luce di come procedono le colonnine, dovrebbe essere conclusivo.
Ora, se questi fondi pensano che qualche decina di analisti, cresciuti davanti ai monitor delle quotazioni, sappiano meglio di Toyota quali macchine fare, ritirino pure i loro soldi, e in fretta, auto elettriche sì o no. Ma forse il punto è un altro. Toyota sarà pure imbattibile a fare macchine, ma ai fondi interessa fare soldi. Quando una moda racconta che tutti gireremo a pile, vero o falso che sia, chi non si adegua è messo all’indice. Così il sistema si polarizza, tra chi deve produrre ciò che i clienti comprano e chi invece deve seguire la moda, pronto a sganciarsi quando dovesse sgonfiarsi, tanto ce ne sarà un’altra.
Oggi riguarda le macchine e va bene, visto che stanno antipatiche a tutti. Nel decennio scorso è toccato all’oil&gas, dimezzando gli investimenti in ricerca e facendoci sprofondare in una crisi energetica epocale. Domani, quale sarà la prossima industria? La realtà virtuale, o metaverso, è un’affascinante conquista dei tempi, ma per andare al lavoro serve un’auto vera, com’è vero il gas dei riscaldamenti. Questo sistema di far decidere gli investimenti alla finanza speculativa, invece che ai creatori di valore, è fondato sulla sabbia. Prima o poi, a turno, vengono giù.

 

Articolo pubblicato su il Giornale il 14 dicembre 2022 a firma di Pier Luigi del Viscovo

Recent Posts

Start typing and press Enter to search