
Gli LCV cominciano a ingranare la quarta
I veicoli commerciali leggeri (LCV) sono il termometro dell’economia. Quando le cose vanno bene, si trasportano più prodotti e si erogano più servizi. Nel 2015, ne sono stati immatricolati oltre 134.000, segnando una crescita del 13% rispetto al 2014, anno che già aveva registrato un incremento del 17% sul precedente. Ma prima la crisi aveva colpito duro. Nel decennio mobile 2005-2014 il mercato assorbiva in media quasi 180.000 unità all’anno. Rispetto a quei volumi siamo al 75%. Quando si parla di competenze tecniche, di venditori specializzati, occorre fare i conti con una domanda che è poco più che asfittica, figlia di un’economia in cui gli stessi operatori fanno i salti mortali per continuare a girare.
Costruttori e concessionari hanno sostenuto bene il mercato nella prima metà dell’anno, con promozioni che spingevano i clienti all’acquisto prima dell’entrata in vigore a settembre della normativa Euro 6 sulle emissioni inquinanti. Poi a ottobre è arrivato il ‘superammortamento’ che ha spinto in alto le vendite di novembre e dicembre, più 37% e più 29% rispettivamente.
Secondo Massino Nordio, Presidente dell’Unrae, “con questi presupposti guardiamo con maggior fiducia all’anno che si è appena aperto e auspichiamo che gli interventi messi in campo dal Legislatore riescano ad imprimere la necessaria accelerazione al rinnovo del parco circolante più vecchio, che a fine 2014 contava ancora quasi un 40% di Euro 0, 1 e 2. Con i benefìci risultanti dal Superammortamento stimiamo che nel 2016 potrà determinarsi un’ulteriore crescita del mercato dei veicoli commerciali, pari al 15%”.
L’analisi delle vendite mostra che il 90% ha un motore a gasolio, mentre gli altri sono spinti da gas metano e GPL. La quota dei mezzi a benzina è meno del 2%. Sono chiamati furgoni, ma questa carrozzeria identifica 8 veicoli venduti ogni 10. Degli altri due, uno è un ‘cassone’ e l’altro un autocaravan o altro formato non meglio specificato. Metà del mercato è fatto dalle società, che acquistano o prendono in leasing, mentre l’altra metà si ripartisce quasi equamente tra le ditte individuali e i noleggiatori. Diciamo subito che per noleggiatori si intendono prevalentemente gli operatori del noleggio a lungo termine, visto che il rent-a-car, con una flotta media di circa 4.500 furgoni e una rotazione di poco inferiore ai 3 anni, acquista meno di 2.000 veicoli all’anno. Il NLT invece ha una flotta circolante di 120.000 veicoli, stabile dal 2010, a differenza della flotta vetture, che invece è passata dalle 393.000 unità del 2010 alle 423.000 del 2014 (ancora non sono disponibili i dati 2015).
Però sarebbe un errore sottovalutare l’importanza del rent-a-car nel business dei veicoli commerciali. Da un lato, dobbiamo registrare l’acquisizione di Maggiore da parte di Avis-Budget, motivata anche dall’intento di acquisire la leadership del settore furgoni (Maggiore è il leader di questo segmento del mercato dell’autonoleggio) e di esportare questa expertise in altri paesi europei. Dall’altro, il servizio di sostituzione che il rent-a-car offre è determinante per gli operatori del NLT, anche se troppe volte gli allestimenti non sono trasportabili su un mezzo sostitutivo che si usa per pochi giorni.
Tornando al NLT, pur se la flotta non aumenta, resta sempre un canale che assorbe quasi un quarto dei volumi ogni anno, che è un peso doppio rispetto a quello che questo anale ha nel mercato delle vetture, che è intorno al 12%. Queste immatricolazioni si dividono quasi a metà tra LCV propriamente detti (veicoli che nascono come furgoni) e i VAN (ossia quei veicoli che sono sul pianale di una macchina, ma allestiti per il trasporto di merce).
I veicoli commerciali sono il termometro dell’economia, si diceva. Allora vale la pena notare che la Lombardia da sola assorbe oltre il 18% dei volumi, che le regioni del nord pesano per quasi il 55% del mercato (complice un Trentino Alto Adige dove molti noleggiatori immatricolano per pagare meno IPT), che il mezzogiorno (isole comprese) arriva appena al 14% delle immatricolazioni.
Dal lato dell’offerta, il mercato 2015 presenta un leader indiscusso, Fiat Professional, con una quota quasi del 40%, seguito da due gruppi di concorrenti. Il primo, formato da Iveco, Peugeot, Ford, Renault e Citroen, tutti con una quota compresa tra il 7 e l’8% delle vendite. E poi un altro gruppo, formato da Volkswagen, Opel, Mercedes tra il 4 e il 5% di market share, seguito da Nissan staccato di un punto. Il quadro europeo invece appare più equilibrato, con un podio occupato da Ford, Renault e Volkswagen, con quote del 13/14%, seguiti da Citroen, Peugeot, Mercedes e Fiat, con quote tra l’8% e il 10%.
La frontiera per gli LCV si chiama ‘personalizzazione’. Sempre più imprese chiedono non un furgone normale, ma un veicolo con speciali allestimenti, per i quali servono competenze tecniche, sia in fase di installazione post-vendita sia in fase di vendita, con sistemi di configurazione digitale come quelli proposti dalla Neto, azienda italiana che lavora con oltre 1.000 concessionarie nei cinque grandi mercati europei e in Cina. Secondo Graziano Sbardella, giovane imprenditore titolare e fondatore dell’azienda, “il mercato è alla ricerca urgente di strutture meno costose ma più capaci di soddisfare una clientela sempre più esigente”.