I 5 MOTIVI PER CUI RENZI È ANTIPATICO

 In Bollettino, Società

Renzi è probabilmente il politico più odiato. Altri sono detestati dalle rispettive opposizioni, ma su nessuno si concentra un carico di fastidio tanto grande, viscerale e bipartisan. Eppure, la nostra attualità e la storia recente non brillano per grandi politici, per statisti di calibro europeo. Nessuna Thatcher, nessuna Merkel, nessun Putin. Siamo pieni di ogni bassezza, politica ed etica. Corruzione a ogni livello, incompetenza diffusa e addirittura elevata a virtù, ispirazioni fasciste, rigurgiti comunisti, incapacità di progettare e realizzare alcunché.

Sicuramente il suo atteggiamento antipatico gli dà una mano, ma non può essere solo quello. Che poi era antipatico già nel 2014 eppure il popolo della sinistra e non solo gli diede il 41%. Errori politici ne ha fatti, ma non più di altri. Le mani nel fango della politica le ha messe e gli schizzi sono arrivati su lui, sulla famiglia e sui collaboratori stretti. Tuttavia, non è che siamo abituati a una politica fatta da cherubini, anzi, e l’opinione pubblica valuta queste nefandezze come un fallo in area: è rigore solo se è cascato uno dei nostri. Inoltre, è un fatto che abbia guidato uno dei migliori governi da inizio secolo, con una buona crescita. Insomma, questioni etiche e politiche, su cui è in ottima compagnia, giustificano solo parzialmente tanta avversione.

Allora, ed è questa e solo questa la domanda, poiché qui Renzi non è l’oggetto ma lo specchio: come mai tanto livore, tanto pregiudizio? Non tanto dagli avversari, che sarebbe legittimo e gli darebbe forza, quanto dalla sua area politica o presunta tale, che ha messo in campo le ostilità più profonde e organizzate. Lo dipinsero come emulo di Berlusconi, usando il patto del Nazareno e tacendo di ricordare che all’epoca Enrico Letta governava con Forza Italia da 8 mesi, mentre gli lanciavano quella polpetta avvelenata che fu il referendum, ideato dai “saggi” di Napolitano.

Aver rottamato la vecchia guardia post-comunista non gli è stato perdonato. Aggiungerei anche che è stato, come Berlusconi prima di lui, un campione di quella politica personalizzata e seducente, che a sinistra non s’era mai vista perché fuori dalle loro corde: altro fallo da espulsione. Off-the-records e senza bisogno di spiegazioni, pure l’amicizia con la Boschi qualche invidioso fastidio lo crea e non a pochi. Poi c’è stato l’imperdonabile attacco frontale all’Olimpo degli intoccabili: il sindacato. Già così, ne avrebbe combinate più di Carlo in Francia. Eppure ancora manca il peccato originale, che spiega l’ostilità dei media.

In Italia c’è un equilibrio tra i poteri dello Stato, le magistrature contabili e amministrative, l’avvocatura, gli organi di auto-governo della magistratura ordinaria, le forze armate e i servizi, fino alle società pubbliche o di interesse. Sono fili importanti ma fragili. Un elemento estraneo rischierebbe di romperli. Soprattutto se capace di dialogare direttamente col popolo. Per questo equilibrio, assai più che per lo scandalo di questo o quel parlamentare, sono cruciali la circolazione e il dosaggio delle informazioni. Una minaccia la puoi valutare dall’esercito che le mandano contro. Renzi dev’essere molto pericoloso, altro che antipatico.

 

Articolo pubblicato su il Giornale, il 28 gennaio 2021

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