
IL BLUFF MASSIMALISTA
C’è differenza tra chiedere il lavoro e volere il lavoro. La sinistra lo chiede, anzi lo pretende, ma in pratica si oppone a qualsiasi iniziativa che il lavoro possa davvero crearlo.
La realtà è più complessa. È vero che manca il lavoro, in alcune aree del Paese e per certi profili professionali, tipicamente quelli scolarizzati in discipline che il mercato non richiede. Ma è altrettanto vero che mancano i lavoratori, in altre zone e per altri profili, ad esempio quelli artigiani o specialistici. Queste non sono novità ma scompensi che ci portiamo dietro da decenni.
Dov’erano e dove sono le proposte del sindacato per colmare il gap? Perché invece di chiedere lavoro alla maniera comunista, improduttiva come la storia ha dimostrato, non strillano affinché vengano rimossi gli ostacoli che impediscono al meccanismo economico di produrre valore e di conseguenza di distribuirlo? Chiedere di “tassare gli extra-profitti” è o non è un modo efficace di orientare imprese e investimenti fuori dal Paese? Invocare contratti fissi in un mondo sempre più fluido è o non è un ottimo ritorno al passato, quando l’impresa faceva di tutto pur di non assumere, perché ogni contratto era in realtà un punto di non ritorno?
Com’è possibile che non capiscano che il sistema culturale e formativo insieme all’impianto normativo e regolamentare dell’economia e delle imprese rendano nei fatti molto difficile, e dunque scoraggiante, fare impresa e creare lavoro? Non è possibile. Allora il punto è che semplicemente non gli interessa. Nella loro visione, porta più voti chiedere lavoro che creare lavoro. Ma fuori dalle ZTL c’è tanta gente che ha capito, che vuole solo avere l’occasione di mettersi in gioco. Lo stesso pontefice, che dispone di ottime antenne sul sentiment popolare, ha introdotto un concetto non proprio marxista: “Come si fa a essere vincitori nella vita? Primo: puntare in alto; secondo: allenarsi.” Non contento, ha ulteriormente sferzato i giovani in senso non assistenziale: “Chiediamoci, ciascuno di noi: io che cosa faccio per gli altri, che cosa faccio per la società?”. È o non è una citazione di quel John Kennedy, democratico sì ma all’americana, di “Non chiederti cosa può fare per te il tuo Paese, ma cosa puoi fare tu per il tuo Paese”?
Insomma, questa sinistra nostalgica, essa sì, altro che ventennio, si trova su posizioni meno liberali del pontefice più socialista e peronista di sempre, in una corsa con i 5S a chi è più massimalista nel proporre ricette che il popolo non vuole. E nemmeno tanti suoi parlamentari, a quanto sembra. Come mai? Eppure, sono persone che vengono dai piani alti della società, non dalle catene di montaggio. Non è per uno scivolone che hanno eletto una alto-borghese per interpretare le idee di sinistra. Interpretare nel senso che non devono necessariamente corrispondere ai bisogni e ai desideri del popolo, che infatti vota altrove e non da ieri, quanto piuttosto alla loro visione del mondo e della società. La narrazione deve parlare di lavoro ma non necessariamente crearlo, visto che essi ce l’hanno e pure per i propri figli, da lasciarglielo o comunque da costruirglielo con studi eccellenti e frequentazioni migliori.
Oggi è il loro giorno, quello per parlare di lavoro. Crearlo? No, quella è un’altra storia.
Articolo pubblicato su il Giornale il 1 maggio 2023 a firma di Pier Luigi del Viscovo