Il mercato che vale

 In Bollettino, Noleggio

Dalla fiscalità ai numeri, il confronto con l’UE è inclemente: come colmare il gap? Ne parliamo con Pieri Luigi del Viscovo (LUISS Guido Carli).

Non si colma. La storia degli ultimi 15 anni racconta di un fisco che ha aumentato la pressione sulle auto aziendali. La spinta è venuta da una cronica ricerca di risorse presso i contribuenti, destinati a finanziare una spesa pubblica fuori controllo. Poi il contesto culturale ha fornito il consenso verso queste politiche restrittive. Non vedo cambiamenti, né culturali né di controllo sulla spesa, per cui non prevedo alcun allentamento della pressione fiscale sulle auto aziendali.

Tabella Box mercato auto

• Car Sharing e pooling sono due volti della stessa medaglia: quale conviene di più?

In media le automobili sono in movimento per appena l’otto per cento del tempo, ossia meno di due ore al giorno, ma si tratta, appunto, di una media. Molte vetture, poi, sono usate ancora meno e non tutti i giorni. La gente comincia a comprendere che è uno spreco alla luce del fatto che il mezzo di trasporto produce comunque dei costi anche quando non esplica la sua funzione. Oggi il bisogno di utilizzare maggiormente le auto in modo più efficiente è di attualità e inizia ad essere condiviso su larga scala. Detto questo, credo si tratti di due strumenti che le aziende cominceranno a usare, ma non credo saranno centrali nella loro mobilità. Circa la convenienza economica, prima di rispondere dobbiamo capire se l’equazione di business oggi adottata sta in piedi: gli operatori sostengono di sì, tuttavia le evidenze ancora non ci sono.

• La flotta 3.0 e i suoi trend: qual è il punto di vista dell’utilizzatore finale?

La digitalizzazione eccessiva del servizio non sempre è un valore per il driver. I noleggiatori devono tener presente che l’automobile si usa nella vita reale, per strada: in tale contesto forti stress provengono dal sistema della mobilità, un mix composto da tempo a disposizione, traffico, condizioni meteo, agende personali, oltre la componente individuale con le sue variabili, prima fra tutte la stanchezza. In molti casi l’intervento di un operatore è decisivo per risolvere i problemi in modo smart, discrezionale, come una procedura- per quanto responsive- non potrà mai fare. Sono convinto che i player debbano introdurre la possibilità per l’utilizzatore finale di acquistare servizi extra “on the spot”, all’occorrenza. Per esempio, penso alla semplice possibilità di interfacciarsi– a pagamento – con una persona che a distanza, con PC e telefono, sia in grado di facilitare la risoluzione di problemi.

Le flotte: da fringe benefit a onere (quasi) indeducibile. Come uscirne?

A caval donato non si guarda in bocca. Quando la company car era un fringe benefit tassato poco o per niente, l’utilizzatore l’accettava ben volentieri quale che fosse l’auto e la tipologia di contratto. Oggi che è una forma di retribuzione in natura, tassata, vorrebbe entrare di più nella scelta dell’auto, per averla in linea con le proprie esigenze private e con i suoi gusti personali.

Sicurezza e sostenibilità delle flotte: lo screening delle novità è davvero senza punti deboli?

La sicurezza ha assunto un’importanza enorme nelle flotte, tuttavia le aziende la ricercano troppo nella macchina e troppo poco nei comportamenti di chi guida. La componente umana viene sempre prima rispetto al veicolo e alla strada. Al momento neanche la più sofisticata dotazione può contrastare un colpo di sonno o l’effetto di alcol e droghe.

Intervista a Pier Luigi del Viscovo, pubblicata su Turismo d’Affari-speciale 30 anni- nel numero di ott-nov-dic 2014

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