IL MERCATO VA MALE MA LE CASE GUADAGNANO

 In Bollettino, Nuovo

Nonostante due anni di ripresa economica, le vendite di auto in Europa vanno male. Il 2022 ha segnato -10% sul ’21 e -28 sul pre-Covid. Però il settore non è in crisi, i clienti non mancano e noi certo non andremo a piedi, visto che siamo pieni di macchine.

Proprio grazie ai volumi bassi i costruttori hanno chiuso dei bilanci stellari, con un EBIT nel 2021/22 intorno a 8/9%, circa tre punti sopra quello degli anni pre-Covid, secondo l’analisi di Bain, società di consulenza. Com’è possibile? Semplice. Si sono trovati davanti a una domanda che non riuscivano a soddisfare per la mancanza di componenti. Allora è stato facile alzare i listini, abbattere gli sconti, limitare al minimo i km0 e le vendite al noleggio e concentrare la produzione sulle auto medio-grandi che hanno margini elevati. A ruota, anche la distribuzione ha beneficiato della congiuntura.

Invece non è andata altrettanto bene ai produttori di componenti, il cui EBIT, sempre secondo Bain, è sceso da 7/8 a 4/5%. Pare uno scambio di soldi interno alla filiera, di più ai costruttori e meno ai fornitori, ma non è proprio così. Percentuali a parte, il valore dei componenti è meno della metà del costo totale. Dunque, un punto di EBIT dei costruttori vale doppio. La differenza l’hanno messa i clienti. Il prezzo medio pagato in Italia è arrivato a 26.000 euro dai 21.000 del 2019, secondo l’analisi del Centro Studi Fleet&Mobility. Anche i contribuenti hanno messo qualcosa, attraverso gli incentivi, che in questo scenario paiono eticamente insopportabili oltre che inutili.

Insomma, il settore ha faticato ad agganciare la ripresa, conclude Alix Partners, società di consulenza, a causa del contesto geo-politico e finanziario. In effetti la pandemia prima e la guerra poi hanno fatto emergere i limiti di una supply chain fragile e poco sicura, perché orientata solo al costo più basso. Adesso i costruttori stanno risolvendo il problema e il ritorno a una maggiore capacità produttiva, avverte Bain, potrebbe spingerli a offerte più competitive, specie sotto la pressione di un’economia che rallenta: il suggerimento è tener duro e non abbassare i prezzi. Per chiarire, non è che i vertici delle case auto non capissero che a produrre meno macchine avrebbero fatto più soldi. Solo che non potendo chiudere gli stabilimenti dovevano utilizzare al massimo la capacità produttiva. Ora quei quasi 13 milioni di addetti, ibernati con la scusa del Covid, sono sempre là e il problema andrà gestito, anche a livello politico.

Tuttavia, pare improbabile un ritorno alla pressione sui prezzi e sui volumi del decennio scorso perché, fa notare Alix, i costi delle materie prime e dell’energia, pur diminuiti rispetto ai picchi del 2022, resteranno ancora ben sopra i livelli di prima.

 

Articolo pubblicato su Il Sole 24 Ore il 25 febbraio 2023 a firma di Pier Luigi del Viscovo

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