
IL PARTITO ANTI-AUTO? ESISTE
C’è in Italia un partito anti-auto. Nulla di dichiarato, ovviamente. Roba fluida, che non fa capo a niente e a nessuno. Anche perché non ha una missione positiva. Non deve costruire. Vuole sì sostituire l’auto con altri mezzi, ma non nel senso solido, compiuto, di spostare l’efficienza e la ricchezza che l’auto esprime su uno o più altri sistemi. Se n’è parlato alla Capitale Automobile, in un’edizione solo online, in cui sono intervenuti alcuni dei più grandi concessionari del Paese, insieme ai vertici dei più importanti costruttori esteri.
Questo partito inconsapevole ha la maturità economica di un bambino che chiede il giocattolo, senza interrogarsi sul suo prezzo e sulla convenienza di quell’acquisto. Segue l’istinto. Il monopattino è cool? La macchina è démodé? Allora dai, leviamole di mezzo, che aspettiamo? Poco importa se le persone fanno 30 km al giorno, portano la borsa della palestra e poi la spesa, accompagnano dei bambini. Tra macchine nuove e usate, assistenza, ricambi e carburanti il settore produce ricchezza per circa 120 miliardi di euro, sette punti di PIL. Ogni anno. 365 giorni e poi ricomincia. Di quei miliardi, 43 vanno a finire nelle casse dello Stato in forma di IVA e accise. Si pagano tanti stipendi con 120 miliardi. Grazie a quelle odiate macchine, centinaia di migliaia di famiglie, forse un milione, vivono e spendono.
Però le bici elettriche e i monopattini sono belli e cool, moderni. Per produrre la stessa ricchezza se ne dovrebbero vendere tanti, ma proprio tanti, nell’ordine di 240 milioni di pezzi, l’una per l’altro. Ogni anno. Più che tanti, sembrano troppi. Illudere l’opinione pubblica che stiamo cambiando forma di mobilità è una menzogna. La verità è che qualcuno sta seminando povertà, avvelenando l’acqua che irriga quel campo da cui le persone si aspettano il proprio sostentamento, offrendo in cambio una piantina di mentuccia. È la decrescita infelice.
A chiedere in giro, nessuno vuole la fine dell’auto e tantomeno la povertà, ma è ciò che avremo grazie a quest’ideologia a metà tra il bucolico e il salviamo-il-mondo. C’è un intero secolo a testimoniare cosa può fare un’ideologia, se solo qualcuno si prendesse la briga di ricordarcelo. Già, ma chi? Ci vorrebbe un partito pro-auto, ma questo lo vedremo prossimamente…
Articolo pubblicato su il Giornale, il 27 maggio 2020, a firma di Pier Luigi del Viscovo