
INCENTIVI AUTO, FINITI A SORPRESA QUELLI PER LA TERZA FASCIA DI EMISSIONI
Esauriti i fondi per l’acquisto di auto con emissioni 61 a 90 gr/km, in pratica vetture ibride
Ieri si sono esauriti gli incentivi per l’acquisto di auto a emissioni contenute, quelle da 61 a 90 gr/km di CO2, la cosiddetta terza fascia, dopo che quelli per le vetture da 91 a 110 gr/km erano finiti già a settembre. Pazienza, tutti gli incentivi prima o poi finiscono e non è questa la notizia.
La notizia è che i fondi a sostegno del mercato auto non sono affatto finiti. Erano stati stanziati 400 milioni e circa un centinaio dovrebbero essere ancora lì, dove resteranno fino alla fine, poiché sono riservati a vetture a emissioni basse e bassissime, le fasce uno e due. Sono le auto elettriche e ibride plug-in per cui la domanda è largamente inferiore alla cifra stanziata, cioè non ci saranno abbastanza clienti disposti a comprarle e beneficiare degli incentivi.
Vediamo un po’ di numeri, per rendere comprensibile una materia forse troppo tecnica.
La cifra complessiva è stata ripartita in modo uguale a 4 fasce di emissioni: 100 milioni ciascuna. Purtroppo, la domanda dei clienti non si distribuisce in modo uguale. La quarta fascia pesa il 39% degli acquisti, la terza il 10%, la seconda poco più dell’1% e la prima poco meno del 2%. Metà del mercato sta fuori da queste fasce e dagli incentivi.
La notizia è che, nella peggiore crisi economica dal dopoguerra ad oggi, l’obiettivo perseguito non sia aiutare un mercato chiave a risollevarsi, bensì forzare, con la scusa della crisi, l’acquisto di certe macchine a scapito di altre, ossia falsare il mercato.
Eppure, qualsiasi auto costruita oggi è infinitamente più sostenibile della corrispondente vettura di venti o trent’anni fa, come un’analisi del Centro Studi Fleet&Mobility su dati ACI ha dimostrato.
Se tutte le auto circolanti fossero Euro6, le polveri sottili allo scarico sarebbero il 93% in meno di quelle oggi emesse, di cui tre quarti sono prodotte dai 9 milioni di macchine Euro0, vecchie di trent’anni. Intendiamoci, non che sia un vero problema, visto che il PM riconducibile alle auto è intorno al 5% del totale e di questo solo una minima parte viene dagli scarichi, mentre la maggior parte è data dal sollevamento delle polveri dal suolo: lavare le strade, quello le abbatterebbe. Ma di poco, non certo quanto sostituire le caldaie dei riscaldamenti.
Se tutte le auto circolanti fossero Euro6, gli ossidi di azoto sarebbero l’80% meno di quelli oggi emessi, di cui metà da vetture Euro0 e Euro1, immatricolate fino al 1996.
La notizia è che l’obiettivo non sia neanche ridurre l’inquinamento o la CO2 visto che, tra continuare a girare con un’auto di venti o trent’anni o sostituirla con una nuova non elettrica o ibrida, la scelta sia di non aiutare l’automobilista a cambiare. Tradotto: meglio una vecchia insicura e inquinante che una nuova non elettrificata.
Articolo pubblicato il 6 novembre su Il Sole 24 Ore, a firma di Pier Luigi del Viscovo