La Cina spinge l’elettrico per annullare il gap di tecnologia sul termico
L’industria dell’auto è un’eccellenza del Mondo occidentale. Nel secolo scorso i costruttori di macchine riuscivano a influenzare le scelte politiche, attraverso l’occupazione di massa che esprimevano. Ora altri colossi sono apparsi, nell’informatica e nel digitale, ma il peso dell’auto resta elevato.
Eppure, da circa un decennio questi giganti hanno intrapreso una strada che puzza di autolesionismo: la corsa sfrenata all’elettrificazione, che metterebbe da parte il motore termico e tutta la tecnologia accumulata in oltre un secolo, che pone di fatto i gruppi occidentali e nippo-coreani in posizione dominante.
Da un lato, politiche ideologizzate (o più probabilmente solo miopi) espressione di una classe politica molto modesta, impegnata più a inseguire che a costruire il consenso. Dall’altro, il piano ben evidente della Cina (primo mercato mondiale e a breve primo produttore di auto), che punta a spostare la competizione con i rivali fuori dal motore termico (con cambi, trasmissioni e altro) dove sarebbe molto svantaggiata.
È il momento di fare il punto, guardando ai reali interessi in gioco, senza fughe in avanti.
Newsletter La Capitale Automobile Cars 2017, a firma di Pier Luigi del Viscovo.