La doppia stampella di noleggio e «km 0»
Gli italiani nel 2011 hanno speso 30,7 miliardi per acquistare nuove auto, l’8% in meno del 2010, quando di miliardi ne avevano sborsato 33,4. Ma come spesso accade la fotografia complessiva finisce per celare realtà assai diverse: se i privati hanno contratto la loro spesa di oltre il 14% (passando dai circa 22,5 miliardi del 2010 ai 19,3 del 2011), le società hanno invece acquistato auto nuove per un controvalore di 6,4 miliardi (+2% rispetto all’anno precedente) e i noleggiatori hanno addirittura superato la soglia dei 5 miliardi (circa l’8% in più).
È quanto emerge dalla consueta analisi del Centro Studi Fleet&Mobility, che elabora costantemente i dati relativi alle immatricolazioni di auto in Italia diffusi mensilmente dal ministero delle Infrastrutture e dei Trasporti fornendo il loro corrispettivo in valore economico.
Proprio dal confronto tra le dinamiche dei volumi (immatricolazioni) e dei valori (risorse spese) emergono indicazioni interessanti.
I noleggiatori hanno registrato quasi il medesimo incremento, sia in volume (+7,4%) sia in valore (+7,7%). Dunque, questi operatori non hanno esercitato il loro indubbio potere d’acquisto nei confronti delle case per ottenere maggiori sconti, in un anno in cui i privati immatricolavano oltre il 17% in meno di automobili.
Non hanno voluto o non hanno potuto? Sicuramente i noleggiatori con le case stanno seguendo politiche di ampio respiro, improntate alla cooperazione più che a un semplice «prendi i soldi e scappa». Ma è improbabile che non abbiano provato a ottenere di più, come è improbabile che i direttori vendite delle case non desiderassero recuperare in questo settore parte dei volumi persi nelle concessionarie. Se non è successo è anche perché i costruttori non sono stati disponibili a scambiare maggiori volumi con meno soldi, a conferma del fatto che l’anno sarà anche stato duro nel Bel Paese, ma le case (multinazionali) hanno trovato altri mercati dove vendere.
In aggiunta, va detto che le case hanno preferito usare nella rete le risorse disponibili per forzare i volumi (si scrive forzare, si legge km zero), dove c’era almeno la certezza di immatricolare in un certo giorno per alterare le quote di mercato del mese/trimestre. Il maggior ricorso ai km zero (con forti sconti appunto) spiega in parte come mai le società (e qui in mezzo anche le concessionarie sono società) abbiano avuto un incremento di spesa (+1,9%) che è quasi la metà dell’aumento delle immatricolazioni (+3,5 per cento). L’altro motivo sta nella scelta di modelli di valore unitario inferiore rispetto al 2010, ma anche questo fenomeno è legato ai km zero, visto che dovendo immatricolare e pagare per occupare i piazzali i concessionari si orientano almeno sui modelli meno costosi.
Passando ai segmenti di prodotto, emergono altri fatti interessanti. Se siamo abituati a pensare che oltre la metà del mercato sia fatto di vetture piccole (dalla Smart alla Fiat Punto, tanto per intenderci), che da sole sono in grado di sviluppare il 56% delle immatricolazioni complessive, dobbiamo accettare che in termini di valore queste valgono appena il 40% della spesa totale, e che non arriva al 30% per le imprese (ovvero le società e i noleggiatori).
All’opposto, le auto medio-grandi e lusso, che in Italia totalizzano appena il 17% delle immatricolazioni, valgono circa il doppio (32% del valore totale di mercato). Queste vetture rappresentano addirittura il 41% della spesa nel caso dei noleggiatori, mentre per le società si aggirano intorno alla metà. Chi si domanda perché la Fiat sia tornata alla carica con la Thema trova qui la risposta: perché è lì che ci sono i soldi veri, per la casa che produce l’auto e per il dealer che cerca di venderla.
E il discorso vale in particolare all’interno nel segmento F (quello di Audi A8 e Porsche 911), che immatricola appena 5mila auto (lo 0,3% del totale), di cui oltre la metà (circa 3mila) destinato alle società. Ma in termini di valore questa fetta pesa il 2% del mercato totale e ben il 5% della spesa delle società.
Del resto, le società acquistano le auto di maggior valore (oltre 20.500 euro di media, come importo netto, dopo gli sconti), seguite dai noleggiatori, il cui valore medio netto dell’immatricolato non arriva a 18mila euro, stabile rispetto all’anno precedente. I privati, appena sopra i 16.500 euro di valore medio unitario, hanno segnato un sensibile incremento rispetto al 2010 (quando il valore unitario netto era di 15.900 euro). Ma la spiegazione qui si ritrova in particolare nell’assenza di un sistema di incentivi, che nel primo trimestre del 2010 avevano calmierato l’esborso di denaro da parte dei consumatori “semplici” e stimolato le vendite di auto di valore più basso, sulle quali il contributo concesso dallo Stato all’atto dell’acquisto finiva per avere un ruolo di maggior rilevanza all’interno della spesa sostenuta dal compratore.
Articolo pubblicato su IlSole24Ore del 24 gennaio 2012 a firma di Pier Luigi del Viscovo