
L’AUTO È CAMBIATA MA NON È UNO SMARTPHONE
L’auto non è né mai sarà un telefonino con le ruote e per questo decennio pare impossibile smettere di vendere auto termiche: questi i due concetti emersi dalla sessione Tech Economy Hub del Sole24Ore, coordinato da Mario Cianflone con interventi di Giorgio Neri di Stellantis, responsabile per l’elettromobilità, Pier Luigi del Viscovo di Fleet&Mobility, Sergio Savaresi del Politecnico di Milano e Paolo Lanzoni, esperto automotive.
È vero che auto e smartphone sono ormai compagni di vita inseparabili, nella misura in cui l’esperienza a bordo diventa un’estensione di quella del device. L’auto connessa consentirà di calibrare i servizi finanziari e assicurativi più adatti allo stile di guida e di uso, come pure di offrire pacchetti completi di mobilità per le auto elettriche, dall’installazione della wall-box alle ricariche. Però l’auto ha una funzione unica che nessun device potrà emulare, almeno fino al tele-trasporto: quella di spostare la persona in sicurezza, economicità e velocità, che non è il contachilometri ma piuttosto la rotta migliore, evitare il traffico e parcheggiare. Nelle imprescindibili collaborazioni con i giganti dell’informatica, questo dovrebbero tenere a mente i costruttori e questo dovrebbero comunicare ai clienti: è l’unico prodotto che sposta le persone e loro sono di gran lunga i migliori a costruirlo.
Quanto alla guida autonoma di livello 4 e 5, il massimo previsto dalla tabella Sae dove la responsabilità è spostata dal driver alla macchina, non pare realistico parlarne prima degli anni ’40/’50. Per adesso avremo il dilagare del livello 2 (grazie ai così detti Adas per l’assistenza alla guida) un’infinità di gadget e soluzioni digitali che miglioreranno l’esperienza di guida e di viaggio, senza tuttavia arrivare a privare dell’emozione e del piacere di guidare: la 500e nasce proprio per essere la vettura da città più emozionante. Ma non significa che la tecnologia connessa e di assistenza alla guida sia appannaggio solo delle vetture elettriche, che per almeno questo decennio riguarderanno una minoranza di automobilisti. Dalle analisi emerge che solo un cliente su quattro non supera i 300 km/giorno e i 10.000 km/anno e ha la possibilità di installare la colonnina a casa, che pare sia il prerequisito per passare all’elettrico. A questi parametri razionali vanno poi aggiunti quelli emozionali: i clienti non comprano l’auto per quello che ci faranno, bensì per quello che immaginano di poterci fare, come i SUV hanno insegnato. Sarà per questo che la cessazione della vendita dei motori termici fino al 2030 è ritenuta impossibile e dopo si vedrà.
Infine, è stato chiarito che tutta questa tecnologia, oltre a non privare del piacere di guidare, non vuole nemmeno ignorare che l’auto resta sempre un oggetto che tanti amano possedere e far sapere che posseggono. Perché l’uomo resta un animale sociale, anche con lo smartphone in tasca.
Articolo pubblicato su Il Sole 24 Ore, il 13 luglio 2021 a firma di Pier Luigi del Viscovo