
L’AUTO ERA UN BENE DUREVOLE
“Il governo per decenni ha chiesto di comprare il diesel e i cittadini l’hanno fatto”. Da questo mea culpa di Macron, Quattroruote di dicembre presenta il conto del disorientamento degli automobilisti alla politica perché, quando annuncia di vietare la circolazione dei motori termici in contraddizione con quanto sostenuto finora, non saprebbe spiegarne il fine della sostenibilità. I clienti, davanti a un’incomprensibile imposizione, si terrebbero la macchina vecchia provocando ciò che anni fa definii “effetto Cuba”. Un tema importantissimo, che merita alcune considerazioni.
Uno. Inquinamento ed effetto serra sono prioritari, non si discute, ma eliminare le auto termiche in Europa non è la soluzione. L’equazione meno auto uguale più ambiente non regge. Poco più dell’1% della CO2 antropogenica viene dalle vetture europee. Centrali elettriche, caldaie dei riscaldamenti e allevamenti pesano il 50%. Le polveri sottili dovute alle auto pesano meno del 5% di cui quelle allo scarico sono una frazione e comunque riguardano le auto vecchie: quelle in vendita oggi sono assolutamente sostenibili.
Due. Da tempo denunciamo come la confusione tenga i clienti fuori dal mercato, ma non perché non capiscano la filosofia ambientalista. Piuttosto, non rischiano di spendere per un bene durevole che poi non dura e si tengono ciò che hanno.
Tre. La politica contraddice se stessa. Verissimo. Ma la politica si ciba di consenso, non di coerenza. Se l’opinione pubblica coltiva l’idea, del tutto sprovvista di supporto scientifico, che l’auto termica sia il demonio, la politica dovrebbe seguire i soldi. Partendo da chi finanzia la produzione e la diffusione delle bufale, per risalire a chi guadagnerà dallo smantellamento dell’industria più importante e competitiva del continente con 3,2 milioni di addetti. Ma è tanto impegno e magari alla fine dovrebbero minacciare lo spegnimento dei riscaldamenti. Molto più facile cavalcare la disinformazione.
Quattro. Le case auto pure hanno un problemino di contraddizione, visto che quando hanno venduto le auto circolanti e incriminate si erano scordate di metterci la data di scadenza. I clienti questa contraddizione la guidano ogni giorno. Forse una parola se l’aspetterebbero, dai costruttori. Peccato che abbiano fatto il voto del silenzio. Assordante.
Articolo pubblicato su il Giornale il 9 dicembre 2020 a firma di Pier Luigi del Viscovo