
L’auto sempre al centro della mobilità, ma la useremo diversamente
L’auto resta centrale nel sistema di mobilità, almeno per i prossimi 10/15 anni, ma il modo di usarla cambierà. È quanto emerge dallo studio curato dal Censis per l’Aniasa e presentato in occasione della celebrazione dei 50 anni dell’associazione dei noleggiatori.
Le stime parlano di una popolazione mobile in leggera crescita, da 40 a 42 milioni di Italiani, sempre che l’economia riprenda a girare. Sì, perché ciò che spinge le persone a spostarsi è e resterà per due terzi il lavoro e solo per un terzo lo studio. Questo pendolarismo, intorno alle grandi aree urbane, passerà dagli attuali 29 milioni ai 31 del 2030, ma trainato solo dal centro-nord.
La gran parte di questi spostamenti saranno fatti con auto private, dato il sostanziale immobilismo che il Censis prevede nello sviluppo del trasporto pubblico locale, sia in quantità di offerta sia in qualità del servizio. Dei 42 milioni di persone che si sposteranno, circa 28 useranno l’auto. Dei 31 milioni di pendolari, quasi 22 andranno in macchina.
Fin qui i numeri. Importanti, ma non soggetti a stravolgimenti. Ciò che invece sarà diverso è il modo con cui gli Italiani si muoveranno. In macchina, d’accordo, ma facendo convergere sicurezza, libertà personale e condivisione. Il Censis insiste sul fatto che gli Italiani si riserveranno un’ampia libertà di scelta, passando rapidamente da un mezzo all’altro, anche nel medesimo spostamento, in funzione della convenienza. Ciò implica, come corollario, che pur continuando ad usare l’auto in maniera prevalente, non si legheranno ad essa. Insomma, spazio all’automobile disponibile, quando serve e dove serve. Liberi dai fastidi burocratico-amministrativi e dal peso economico della proprietà.