Le quattro ruote al centro dell’economia
Gli Stati Generali dell’auto. Invocandoli, non si è insediato certo in sordina Jacques Bousquet alla presidenza dell’Unrae: “Altro che crisi! Il mercato dell’auto è ormai strutturalmente troppo basso perché possa vivere bene e fare investimenti e così sarà per 4/5 anni almeno. Noi vogliamo riportarlo sopra 2 milioni, ma bisogna trovare una spinta univoca per restituire all’automobile un ruolo chiave, anche da un punto di vista sociale, per la creazione o la difesa dei posti di lavoro e per il contributo al PIL e all’Erario.”
Bousquet ha segnato un punto, spostando l’accento dal prodotto/mercato a un nuovo sistema di “mobilità ecologicamente sostenibile”. La visione è ambiziosa e di ampio respiro, ma non sorprende: da mesi i vertici delle case mi parlano delle tematiche sociali, economiche e ambientali entro cui i loro clienti si muovono e dalle quali fanno dipendere l’acquisto di una nuova auto. “Noi – dice Gargano, a.d. di Toyota – siamo pronti a gestire le criticità e sono ottimista sulle capacità di recupero, ma nel Paese c’è un problema di generazione di ricchezza e di aspettative.”. Napolitano, direttore mercato di Fiat, pur mettendo “al centro gli interessi delle reti”, sottolinea che ognuno deve fare la sua parte: “Mi chiedo se e quanto le strade siano sicure, oggi che le auto lo sono.”
Insomma, se non si interviene sul sistema-Paese, non si va lontano. Le case sono disponibili a cooperare, ma non sono interessate all’elemosina. “Non si tratta di trovare un sacco di soldi per sei mesi”, precisa Bousquet, a cui fa eco Matteucci, a.d. di General Motors: “Vade retro qualunque aiuto tattico. Ci vuole un approccio di sistema stabile, moderno e innovativo, in cui anche noi Case possiamo dare di più. Il vero problema ce l’hanno le reti, perché le case a livello europeo sono strutturate per reggere un mercato Italia a 1.800.000, anche grazie ad altri paesi che stanno tirando.”
Le difficoltà del mercato ci sono, ma le case le affrontano con entusiasmo e passione, è il loro mestiere. La scossa viene da Tartaglione, a.d. del Gruppo Volkswagen: “Avevano annunciato un uragano, invece piove. Se non ci vogliamo bagnare, l’ombrello ce lo dobbiamo procurare noi, da soli,con l’innovazione di prodotto. Ma il punto è come far smettere di mungere la mucca auto.” Già. È difficile risvegliare la “passione e il piacere dell’auto”, come indica Casadei, past-president di Unrae, in persone cui vengono imposti balzelli crescenti per possedere/usare l’auto, la cui domanda è anelastica perché di fatto non c’è un sistema di mobilità alternativa che funzioni davvero.
Questa sensibilità delle case estere alle condizioni socio-economiche fa il paio con i richiami alle tematiche di “sistema” avanzate da Fiat nell’ultimo anno, essenziale per mantenere qui la produzione/occupazione. Le prime attente ai consumi (essendo qui in veste di distributori), la seconda alle relazioni industriali (avendo siti produttivi), ma tutte convinte che il Paese sia al redde rationem e debba “darsi una mossa”.
Articolo pubblicato su Il Giornale del 22 giugno 2011 a firma di Pier Luigi del Viscovo