L’elettricità diventa risorsa scarsa

 In Bollettino, Nuovo

Pure nelle orchestre migliori una stecca può capitare, ma qui è un continuo. Herbert Diess, CEO di Volkswagen, quello dell’all-in sull’elettrico, afferma che sarà impossibile rinunciare al motore termico. Elon Musk invoca un ricorso maggiore ai fossili, a conferma che fa l’imprenditore e sa che Tesla è il prodotto dell’opulenza, non della rivoluzione, e sarà comprata solo se l’economia continuerà a girare bene. BlackRock, colosso della finanza, chiarisce alle imprese partecipate che la sostenibilità ambientale sarà gradita solo come risultato ancillare dell’unico obiettivo: il profitto. Ancora, si spinge sulle centrali a carbone, si va in giro a comprare forniture aggiuntive di gas, non si sa a che prezzo, e addirittura si evoca il ritorno al nucleare, tutto per non far mancare a famiglie e imprese l’elettricità, che è la vera risorsa scarsa. Primum vivere, deinde philosophari: la gente chiede energia e le domeniche a piedi del 1973 non erano ecologiche, erano di austerità. Con un corollario: per ricaricare la macchina tornare tra qualche tempo e vedremo, per il momento c’è il benzinaio all’angolo.

Queste non sono stecche, è uno spartito diverso, è la musica che è cambiata. Va bene, al mondo niente è eterno. Solo che quando cambia la musica a stonare è chi suona ancora quella vecchia. Gli operatori dell’indotto, che hanno l’orecchio allenato, l’hanno subito notato. L’industria dei componenti, la vera filiera automobilistica del Paese con 160.000 addetti e 45 miliardi di giro d’affari, sta avvisando da mesi che a puntare su un mercato fatto solo da auto elettriche si rischia di andare a sbattere. Scendendo nel mercato, i concessionari stanno lanciando il medesimo warning, pur con il garbo di chi vive in piena sindrome di Stoccolma, poiché non si sono e non pare si vogliano affrancare dal giogo dei mandati scritti a una mano, con l’altra usata solo per firmare. Il fatto è che loro incontrano i clienti e vedono quanta fila c’è per prendere il numerino e comprare una full electric. A valle come a monte, entrambi sanno bene che le decisioni del costruttore saranno poi condivise e pagate da tutti.

Tuttavia, nessuno creda che proprio il primo violino non abbia orecchio per sentire che la musica ormai è un’altra. È che governare le grandi navi è difficile, farle virare ancora di più e non si dovrebbe disturbare il manovratore. Invece le pressioni sono tante da più parti e ad ignorarle crescono solo d’intensità. Allora meglio tranquillizzarle con poco: un inchino all’ambientalismo, un ammiccamento alla parità di genere, un obolo ai meno fortunati. E poi? Poi le cose andranno come al solito, come devono andare: la realtà arriva e pazienza per chi avrà creduto alla narrazione.

Articolo pubblicato su Il Sole 24 Ore il 19 marzo a firma di Pier Luigi del Viscovo

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