
L’ELETTRICO SPINGE LE AUTO CINESI VERSO IL BOOM IN TUTTA EUROPA
Il think tank AgitaLab ha sondato un campione di 270 esperti del comparto automotive: per il 38% degli intervistati nel 2040 Pechino avrà conquistato tra il 30 e il 38% del mercato europeo.
Fanno sul serio i costruttori cinesi. Da una recente indagine di AgitaLab, un think tank, condotta presso un campione di 270 operatori ed esperti del settore automotive, emerge che la fetta del mercato auto europeo che verosimilmente potrebbero occupare nel 2040 sia piuttosto grande: tra il 20 e il 30% per il 38% dei rispondenti, mentre il 23% ritiene che sfonderà il tetto del 30%.
Per fornire un ordine a queste grandezze, la domanda ricordava ai rispondenti com’è andata con le giapponesi prima e con le coreane poi. Quell’ondata, iniziata in maniera robusta negli anni ’90 e poi consolidatasi nel primo decennio, in circa trent’anni è arrivata a coprire il 21% delle vendite in Europa. Le previsione dunque è che i cinesi faranno molto di più in meno tempo. Una stima realistica alla luce dello scenario completamente diverso rispetto a venti o anche dieci anni fa. Allora l’industria difendeva le sue posizioni, massimizzando la produzione e riducendo i costi al minimo attraverso le economie di scala.
Oggi invece registriamo che i costruttori europei incumbent lasciano libere intere fasce di mercato, quelle meno convenienti, concentrandosi sui segmenti medio-alti e posizionando i brand verso il premium o addirittura il luxury. Strategie legittime, ci mancherebbe, che però qualche pensiero lo stimolano, specie sull’occupazione. Alla domanda su dove si fabbricheranno le macchine cinesi, il 95% dei rispondenti ha indicato la Cina. Nonostante ciò, non si nutrono grandi speranze per una protezione politica, in forma di dazi o altre limitazioni verso le auto costruite in Cina. Solo il 43% se le aspetta, mentre uno su tre non ci conta. I costruttori incumbent, occidentali e nippo-coreani, dovranno vedersela da soli facendo valere, secondo il campione, innanzitutto la reputazione dei loro marchi (84%), la qualità del prodotto (68%) e la rete di assistenza (61%).
La ricerca ha poi indagato le strategie di prodotto su cui punteranno di più i costruttori cinesi, sempre partendo dal confronto con quanto fatto dai nippo-coreani. In una scala da 1 (meno importante) a 5 (più importante) si chiedeva di dare un peso a tre leve: design, qualità e prezzo. Secondo il campione, le auto giapponesi e coreane, per conquistare mercato, puntarono in pari misura sul prezzo e sulla qualità dei prodotti, che da tempo veniva già riconosciuta alle manifatture di quei Paesi. Venendo alle auto cinesi, la previsione dei rispondenti è che la leva prezzo sarà utilizzata in maniera ben più aggressiva, mentre non sembrano riporre eccessive aspettative sulla qualità del prodotto. Pare invece che l’altra leva sarà il design, al contrario dei giapponesi e coreani, che solo negli ultimi 10/15 anni hanno proposto auto che incontrassero il gusto degli europei. Circa il prezzo, va sottolineato come l’innalzamento dei prezzi medi osservato negli ultimi anni, dai 21.000 euro del 2019 ai 24.300 del 2021, abbia di fatto spianato la via all’importazione di macchine cinesi, che non dovranno nemmeno svenarsi per conquistare quote di mercato.
Il prodotto è importantissimo, si sa, ma poi dev’essere distribuito. Il campione ha indicato che i costruttori cinesi punteranno principalmente sulle reti di concessionari, molti dei quali sono già adesso disponibili ad acquisire mandati, incerti su come si metteranno i rapporti con i costruttori occidentali che, agenzia o concessione, cercano di recuperare a valle punti di margine. In seconda battuta, c’è l’aspettativa che affianco ai saloni punteranno sulle vendite dirette online, che sembra essere il futuro ormai. Il canale del noleggio a lungo termine viene indicato con minore intensità, ma comunque più del car sharing e del rent-a-car, nonostante nell’ultimo anno proprio i noleggiatori a breve abbiano fatto ricorso a prodotti made-in-China, visto che i fornitori storici gli negavano le macchine.
Articolo pubblicato su Il Sole 24 Ore il 28 marzo 2023 a firma di Pier Luigi del Viscovo