
L’INCOGNITA DEL CHIP, SHORTAGE SULLA RIPRESA.
Le immatricolazioni di moto e scooter sono in crescita rispetto a un anno fa e molto sopra i livelli pre-Covid. Se il 2019 aveva registrato 232.000 targhe, dicembre scorso ha chiuso a 270.000, pari a un più 16%. Un trend che viene da lontano, visto che tutto il decennio è stato un costante crescendo di italiani che entravano nelle concessionarie e ne uscivano inforcando un nuovo mezzo a due ruote. Poi la pandemia ha stimolato vieppiù la mobilità individuale a scapito del trasporto pubblico.
Oggi la congiuntura risente della difficoltà della produzione di stare al passo con la domanda, a causa della crisi dei microchip che ovviamente non risparmia le due ruote. Febbraio è andato sotto, mangiandosi quasi tutto il surplus di gennaio. Dall’osservatorio Agos, che finanzia la maggior parte delle immatricolazioni e dunque è trasversale ai brand, arriva però l’avvertimento a guardare poco alle statistiche nel breve, troppo influenzate dall’arrivo dei prodotti a singhiozzo e a blocchi. La realtà è che se arrivassero più moto e in maniera costante se ne venderebbero di più. Oggi i tempi di consegna sono lunghi e questo è un problema più per le moto che per gli scooter, dato che hanno ancora un legame forte coi mesi caldi: nessuno sogna una moto per andarci in giro a Natale.
La vera notizia sta invece nella composizione delle vendite: più degli scooter, sono le moto a tirare. Se dieci anni il mix era di tre a uno, ora siamo quasi a metà. Dopo gli anni della funzionalità urbana, degli scooter con parabrezza e bauletto per andarci in giro vestiti e con la borsa da lavoro e senza portarsi dietro il casco, stiamo recuperando il vero piacere delle due ruote. Intanto, cavalcarle e non starci seduti sopra, che è diverso. Poi impugnare il manubrio invece di muoverlo come un joystick. Infine, ma importante, fare due pieghe qua e là, per provare quella sensazione di aggressività sportiva. Avremmo potuto capirlo da tempo, dal successo dei maxiscooter di cilindrata, che cercavano di aggiungere alla comodità la prestazione.
Adesso l’industria sta cavalcando questo ritorno del piacere vero, offrendo soluzioni alla portata. Le cilindrate si sono estese verso il basso, prima con le 500/600 cc e ora con le 300/350, unitamente a prezzi molto competitivi. Tutto per agganciare un motociclista non estremo, che è stufo dello scooter e pur muovendosi in città vuole provare quelle emozioni che solo la moto vera riesce a dare. Germogli di passione che si colgono anche nelle nuove generazioni. È sempre più frequente vedere per le strade e fuori alle scuole le moto da 125 cc, dopo un letargo oltre trent’anni. La generazione che tanti vorrebbero solo digitale e virtuale pare gradire ciò che più fisico non si può: il rombo del motore.
Articolo pubblicato il 15 marzo su Il Sole 24 Ore a firma di Pier Luigi del Viscovo