
L’inglorioso declino dell’efficiente diesel
Piano B: il grande convitato di pietra al Salone di Ginevra che si è appena concluso. La soluzione che non c’è. Nel 2021 (dopodomani per l’auto) l’UE passerà al setaccio le emissioni medie di ogni costruttore e imporrà multe salate per gli sforamenti della CO2 oltre i 95 gr/km. In un pianeta che produce circa 700/800 Gtons/anno di CO2 (non un inquinante ma un clima-alterante) le auto circolanti dell’UE ne emettono circa 0,5/anno e le nuove immatricolazioni pesano per circa 0,04 Gton/anno.
Quella che avrebbe dovuto essere la soluzione per evitare gli sforamenti, ossia spingere la gente a comprare molte auto elettriche, non è pervenuta. Così, per la prima volta nella sua storia, questa industria ha capito cosa significa “consumatore”. Uno che ha tanta passione, sì, ma non è stupido al punto di adottare un prodotto che ancora non è migliore di quello che guida ogni giorno.
Che erano tutte esposte lì, bellissime e piene di tecnologia, mosse da ottimi propulsori Euro6, in gran parte diesel. L’intera vicenda sarebbe grottesca, se non fosse tragica. Un’industria eccellente, in ottima forma, un gioiello competitivo dell’Europa nei confronti di America e Cina, che tuttavia ha dentro i nostri stessi confini i suoi più temibili avversari. Sarà penalizzata dopo essere passata in circa vent’anni da Euro0 a Euro6, con un miglioramento dell’impatto ambientale che ha pochi eguali in altri settori.
Perché invece di rullare i tamburi della scienza accetta che il diesel, il suo gioiello della corona, venga messo al bando da qualche personaggio in cerca d’autore, che non sa di che parla ma suona bene il flauto ambientalista. Perché non ha voluto o saputo dire che dopo l’Euro6 ci sarebbe stato lo stop, che il “non-plus-ultra” era stato raggiunto e che un ulteriore incremento sarebbe eccessivamente oneroso e foriero di miglioramenti infinitesimali.
Certo, non tutti i costruttori hanno seguito la medesima strategia e chi ha scelto bene è giusto che ne tragga i benefici. Inoltre, non tutti saranno gravati allo stesso modo dalle multe. Ma questo vale per la concorrenza tra imprese. Le bufale e le norme che ignorano la realtà scientifica sono un’alterazione malefica del mercato. È tempo per qualcuno di battere un colpo?
Articolo uscito su Il Sole 24 Ore il 17 marzo 2018, a firma di Pier Luigi del Viscovo.