
MANCANO LE AUTO NUOVE MA CI SONO TANTE KM0
La penuria di macchine nuove dipende interamente dalla crisi dei componenti o anche dalle politiche di prodotto dei costruttori? Il dubbio serpeggia da tempo e dalle vendite di aprile, molto basse, emerge una quota del 10% di auto-immatricolazioni. Ossia, un’auto ogni dieci viene intestata dal costruttore a se stesso oppure a un operatore della sua filiera commerciale. Prima di alzare il sopracciglio, contestualizziamo. Il sistema ha un bisogno fisiologico di targare un po’ di macchine, per le prove e per altre attività, tipo le vetture di cortesia. Si tratta di uno zoccolo duro che non si muove seguendo la domanda del mercato. Da elaborazioni del Centro Studi Fleet&Mobility, negli ultimi quattro anni ha oscillato tra 80 e 110mila unità, indipendentemente dal livello del mercato. Poi ci sono i km0, auto targate dalle concessionarie per assecondare una politica industriale di produzione costante e indipendente dalla domanda di mercato, che poi veniva in parte forzata con questi abbattimenti del prezzo. Negli anni pre-Covid erano arrivate a oltre 200mila unità (11% del mercato). Adesso, a causa della crisi dei microchip, le politiche sono cambiate e le macchine quasi si battono all’asta al miglior offerente, altro che sconti da km0. Eppure, questi ci sono ancora, in misura minore, ma ci sono: 50.000 unità lo scorso anno, quando il mercato non è riuscito a toccare il milione e mezzo di vendite e circa 20.000 nei primi quattro mesi di questo. Adesso il sopracciglio si alza eccome.
I clienti ci sono, firmano i contratti d’acquisto per prenotare un’auto che non sanno quando gli verrà consegnata, mentre tanti altri comprensibilmente optano per un più saggio “ci vediamo quando le avrete”. Come si concilia questo mercato con un’offerta che decide di forzare decine di migliaia di auto come km0? Prima di rispondere, c’è una statistica di Dataforce, leader nella reportistica e analisi dei numeri dell’automotive, ancora più curiosa: nel segmento delle auto elettriche una su quattro (il 27%) è auto-immatricolata. Qui c’è poco da alzare entrambi i sopraccigli, queste vetture fanno fatica a trovare clienti e senza gli incentivi ancora di più, ma le case devono immatricolarle lo stesso, per evitare le multe salate della Commissione Europea, che prima di occuparsi di cose importanti e gravi, quali sanzioni, armi e gas, ha scordato di spegnere il fuoco sotto questa irrealistica forzatura. Allora è lecito chiedersi se i costruttori non stiano forzando anche su altre motorizzazioni, magari ibride plug-in, e tirando il freno su quelle ad elevate emissioni, che sposterebbero il mix in zona multe. Lo stop al 2035 sta uccidendo un’industria florida, che l’ha preso sul serio, e lasciando sulle strade le macchine vecchie.
Articolo pubblicato su Il Sole 24 Ore, il 7 maggio 2022 a firma di Pier Luigi del Viscovo