MERCATO, L’AUTO ELETTRICA CRESCE MA I RITMI SONO ANCORA LENTI

 In Bollettino, Nuovo

Nei primi otto mesi del 2021 le vendite sono aumentate del 3,6% (1,7% nel 2020). Prosegue la crescita dei modelli a benzina che continuano a sottrarre quote alle vetture diesel.

Le prospettive di mercato per le auto elettriche sono quanto meno incerte. Al giro di boa degli 8 mesi, la quota è del 3,6%, rispetto a 1,7 e 0,5 dei due anni precedenti. Una mano arriva dalle immatricolazioni del noleggio, senza le quali si scenderebbe a 3,3%. Ma questo sostegno, che fa piacere nei numeri, poggia in verità su due debolezze. Da un lato, l’incertezza dei clienti verso un prodotto che impone un rovesciamento del rapporto, da auto-al-servizio-del-driver a driver-al-servizio-dell’auto. Se dovesse risultare poco confortevole, sapere che dopo due/tre anni finisce è almeno una luce in fondo al tunnel. Dall’altro, la possibilità di annegarne il costo stratosferico, tra sconti e super-valutazioni del valore residuo.

Ad ogni modo, la quota aumenta. Quanto sia sufficiente e quanto possa durare sono le vere domande. Per adesso gli incentivi stanno dando un contributo robusto. Quando a luglio erano terminati, il Governo ha impiegato un nanosecondo a rimpinguare il fondo, ma i costruttori hanno detto che non basta: serve un piano di lungo periodo affinché le vendite stiano su. Nel frattempo, le Case esercitano una pressione enorme sui concessionari, a cui non solo sono stati imposti obiettivi di vendite e mix fuori dalla realtà del mercato, ma addirittura sono forzati a proporre al cliente un preventivo su una vettura elettrica, anche quando non richiesto. È evidente che più forza viene esercitata sul mercato e più diventa lecito dubitare dell’attrattività del prodotto: nel marketing, da che mondo è mondo, si spinge quello che non si vende.

A tirare invece sono le auto a benzina che continuano a prendere quota a quelle diesel. Oggi il 59% delle auto nuove ha un motore a benzina e il 28% uno a gasolio, mentre due anni fa erano rispettivamente al 48 e al 42%. Entrambi i propulsori beneficiano della nuova tecnologia ibrida, nelle due versioni: quella che recupera energia cinetica e quella che invece consente di attaccare l’auto a una presa elettrica, le plug-in. Un’auto ogni due vendute a benzina ha pure un motore (motorino?) elettrico, rispetto a una su dieci del 2019. Per le diesel, su cui la tecnologia ibrida è più recente e disponibile su meno modelli, la quota è al 15% rispetto al 2 del 2019.

Recentemente, la Commissione Europea ha tentato la fuga in avanti, proponendo che dopo il 2035 sia vietata l’immatricolazione delle auto con un motore termico. Questa soluzione ultimativa era già stata anticipata da Transport&Environment, un’organizzazione no-profit che si dichiara politicamente indipendente, che a inizio anno aveva ammonito che se le vetture termiche restassero in campo quelle a batteria non avrebbero mai spazio, nelle scelte dei consumatori. Nessuno può dire quanta strada farà la proposta della Commissione, che deve passare per il Parlamento e per il Consiglio d’Europa, visto che già alcuni Stati hanno dichiarato che non ci pensano proprio a fermare la vendita (e la produzione) delle auto termiche.

Ma il 2035 è lontano, nei tempi della politica molto lontano. Per ora, nell’ancora libero mercato, lo strumento è quello degli incentivi a carico dei contribuenti. Certo, se tra 14 anni sarà obbligatorio acquistare un’elettrica, viene da chiedersi se non sia meglio anticipare quella data, in modo da risparmiare un bel po’ di soldi pubblici. Ma forse non è scontato che andrà così, anche perché l’opinione pubblica pare stia mangiando la foglia dell’ambientalismo à-la-mode, specialmente a causa del caro-bollette. Nella società dei consumi, si fa presto a consumare tutto, anche le mode.

 

Articolo pubblicato su Il Sole 24 Ore il 6 ottobre 2021 a firma di Pier Luigi del Viscovo

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