Perché il mercato punta a superare 1.900.000 targhe?
Se c’era qualche giustificato motivo di prudenza all’ottimismo, i risultati di aprile l’hanno definitivamente fugato.
Certo, il momento è ancora fluido e tante cose possono andare storte, dalla crisi debitoria dei paesi dell’eurozona al vulcano indipendente, che fa un po’ come vuole, quando vuole e senza avvertire (incivile e scorretto, ai limiti della maleducazione, direi). Ma tutto ciò non può esimere dal fare previsioni, al meglio delle statistiche e dei fenomeni noti, misurabili e non.
A fine aprile, risultano immatricolate 827mila vetture, il 13% in più rispetto al 2009. I più autorevoli esponenti del settore indicano che da qui in avanti si registrerà il 25% in meno rispetto a un anno fa: che equivale a 1.065.000 targhe. Il totale cumulato arriva a sfiorare 1.900mila.
Tralasciando il fatto che aprile ha segnato -16% e non -25%, sembra improbabile che tutti i prossimi mesi viaggino a un tasso così basso, anche per altri motivi, non statistici.
Primo. La Germania sta accusando un calo fortissimo, dopo il boom 2009, e un po’ tutti i costruttori si troveranno a fare i conti con la pressione degli stabilimenti, che sotto un certo livello di produzione non riescono a scendere. Una parte di questa pressione arriverà anche in Italia, sotto forma di promozioni ai clienti e – prima ancora – sotto forma di km 0. Ma c’è spazio per i km 0?
Secondo. C’è, c’è. Perché c’è scarsità di usato in giro. È comprensibile, dopo 15 mesi in cui l’offerta ha segmentato il mercato, spingendo in concessionaria prevalentemente chi aveva un’auto da rottamare, non da dare in permuta. Questo ha rallentato l’afflusso di usato al mercato. Mal contate, si possono stimare tra 700 e 900mila le vetture usate che mancano all’appello. 80.000 solo dalle società di noleggio.
Ora, il fatto che ci sia minore offerta di usato in giro non significa che ci sia anche minor domanda di usato. E quando un cliente che cerca un usato non lo trova, ha davanti tre opzioni: a) rinunciare all’acquisto in attesa di tempi migliori con più scelta, b) decidersi ad acquistare un’auto nuova e c) acquistare un’auto nuova ma a km 0. Questa ultima soluzione spingerà i concessionari, che pure non navigano in buone acque finanziariamente, a una certa disponibilità verso i km 0, in quanto saranno comunque l’opportunità di offrire un prodotto low cost al cliente che non vuole spendere per il nuovo.
Terzo. L’acquisto di un’auto non è un processo interamente razionale. È anche un fatto emotivo, di pancia. Siamo onesti, solo con la ragione non si venderebbe nemmeno la metà delle auto. Ma questo vale anche per gli altri beni e servizi, dalle analisi cliniche alle seconde case, dai ristoranti alla biancheria domestica. Gli incentivi hanno indubbiamente acceso la voglia di auto, che non è proprio un interruttore, per coloro a cui poi non va così male (e ce ne sono).