QUEL BUSINESS STRATEGICO DEI MODELLI “SPORT UTILITY”.

 In Bollettino, Nuovo

A fine 2016 gli Italiani avranno speso 35,4 miliardi per acquistare nuove auto, stando alle previsioni del Centro Studi Fleet&Mobility basate sulla stima UNRAE di 1,85 milioni di immatricolazioni. È un valore più alto di quello sborsato nel 2009, quando però il mercato assorbì oltre 2,15 milioni di auto. Nel 2009 il valore medio di acquisto stava poco sopra i 16mila euro, mentre quest’anno dovrebbe attestarsi intorno ai 19.300 euro (già nel 2015 era a 19.100). Come è stato possibile? In buona parte, grazie alla crescita dei modelli SUV (crossover e fuoristrada), passati dal 9,5 al 26,4% di quota di mercato in volume (205.000 nel 2009 e 488.000, presumibilmente, a fine 2016). Per dare qualche esempio concreto, nel 2015 la sola 500X valeva il 2,2% del mercato, in termini di valore. Jeep, grazie anche al Renegade, pesava in valore il 2,8% (più di Hyundai, ferma al 2,5%). Sembra dunque che, nel decennio in cui l’auto si compra ormai solo per sostituirne un’altra, si acquistano meno macchine, ma più cool, più attrattive, più sexy. Insomma, sempre più l’auto nuova è un piacere: se non piace, che piacere è?

Bene, ma adesso la domanda che assilla gli operatori è cosa aspettarsi per il 2017, dopo aver archiviato un anno molto buono quanto inatteso? Ci sono motivi di incertezza e non serve essere pessimisti per vederli. Sullo sfondo, la congiuntura economica tende al brutto. L’euro indebolito, intorno a 1,06 verso il dollaro, è un bene per l’export, ma aggraverà l’impatto del caro-petrolio, frutto del piano di “undersupply” previsto per il 2017 da parte dei Paesi OPEC e non-OPEC. Sul fronte interno, è prevedibile che la crisi bancaria arriverà al suo redde rationem, mentre ci confronteremo con la fine del quantitative easing della BCE e con l’ulteriore inasprimento dello spread sulla massa di titoli pubblici da collocare. In primo piano, costruttori e concessionari sanno bene che quest’anno la ripresa della domanda dei privati (il vero mercato per volumi e per margini, insomma dove stanno i soldi veri) è stata robusta nella prima parte dell’anno, grazie a campagne promozionali mai viste prima, per di più in un tempo in cui ancora c’era aria di ripresa, mentre adesso la fiducia dei consumatori è in lieve flessione.

I timori dunque sembrerebbero ben riposti. Addirittura qualche concessionario ammette che il consiglio della Casa è di non forzare le immatricolazioni entro dicembre, tanto il risultato è acquisito, per tenersi nel cassetto un po’ di contratti per gennaio.

In realtà, la domanda dei privati è meno fiacca di quanto gli ultimi mesi facciano ritenere. Si tratta solo di andare a cercarla. Dove? Nei km0 e nelle vendite al rent-a-car, che già nei 10 mesi fanno segnare 63.000 macchine in più dello stesso periodo del 2015. Le 20.000 auto aggiuntive del RAC sono motivate da una rotazione accelerata (spontanea e spintanea), che in parole povere significa che quelle macchine finiscono sul mercato dopo meno di 6 mesi, solleticando l’appetito dei privati, insieme alle km0. Se dunque sommiamo queste 63.000 auto alle immatricolazioni ai privati, scopriamo che fino a ottobre la crescita sul 2015 è circa del 22% (e non del 14%). Detto in parole semplici, la domanda dei privati c’è, ma se oltre alle macchine nuove gli fai trovare sempre più km0 e se anche l’usato ex noleggio è sempre più fresco e meno chilometrato, non puoi lamentarti che gli acquisti si distribuiscono.

In conclusione, per il 2017 c’è una motivata incertezza sulla tenuta della domanda, ma le statistiche sono troppo sporcate (gonfiate dagli incentivi e sgonfiate dalle vendite forzate ad altri canali) per tracciare un trend affidabile.

Articolo uscito su Il Sole 24 Ore del 6 Dicembre 2016, a firma di Pier Luigi del Viscovo.

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