SCELTA DISTRUTTIVA E TOTALMENTE INUTILE

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Confermato il folle blocco di diesel e benzina. La UE si buca le gomme da sola. Stop inutile alle auto “normali”.

 

I ministri del clima e dell’ambiente dell’UE hanno fatto fare un altro passo avanti alla proposta della Commissione di fermare nel 2035 la vendita delle auto termiche, ma hanno rimarcato la spaccatura già emersa nel Parlamento e, soprattutto, si sono riservati una revisione del percorso nel 2026. Formalmente, per verificare che l’installazione delle colonnine di ricarica proceda. Nella sostanza, per avere l’occasione di tornare sulla materia.

Infrastrutture a parte, saranno comunque i consumatori a dire l’ultima parola. Proprio per aggirare quel mercato che dovrebbe tutelare la Commissione, su input di Transport&Environment, una lobby anti-auto, decise un anno fa di imporre lo stop alle auto termiche, avendo capito che i cittadini non passavano da soli all’auto a pile. Secondo una ricerca di AutoScout24, il più grande marketplace europeo di auto online, 7 automobilisti su 10 sono contrari allo stop al 2035. Se questi dovessero nei prossimi anni ancora scegliere massicciamente auto termiche (oggi siamo al 95% delle immatricolazioni) diventerebbe complicato insistere col blocco.

I Governi nazionali sono molto sensibili agli elettori e sentono che il vento è cambiato. Nel 2024 si vota e le urne potrebbero esprimere un Parlamento e una Commissione che, al di là del colore politico, mettano da parte l’ambientalismo alla Greta, che ha ispirato lo stop, per affrontare le questioni reali che stanno mordendo i cittadini, dal caro-energia al rischio di una guerra non per procura con chi è più incline a usare le armi che le sanzioni. Infatti gli ambientalisti, che sono i più svegli, hanno subodorato che fino al 2035 troppe cose potrebbero cambiare e allora hanno suggerito, stavolta è toccato a Greenpeace, di anticipare lo stop al 2028. Insomma, pare che la chiave di tutto sia il tempo, come sempre.

Tutto questo per il pianeta? No, per una moda. Sia chiaro una volta e per tutte che l’ambiente non trarrebbe alcun beneficio dallo stop. Si legge sul sito del Parlamento Europeo: “Il settore dei trasporti è responsabile del 30% delle emissioni totali di CO2 in Europa, di cui il 72% viene dal solo trasporto stradale” e le auto “sono tra i mezzi più inquinanti, considerato che generano il 60,7%”. Percentuali elevatissime, ma quant’è? Il Parlamento sorvola ma l’European Environment Agency, organo della UE, riporta che nel 2019 il trasporto in Europa ha emesso 0,825 gt (miliardi di tonnellate) di CO2, il cui 60,7% delle auto sarebbe 0,501 gt. Poco? Tanto? L’International Energy Agency riporta che nello stesso anno le emissioni prodotte da attività umane sono state circa 50 gt. Quindi le auto circolanti in Europa producono l’1% delle emissioni globali. Emissioni che oggi aumentano di oltre 1 punto ogni tre anni, grazie soprattutto a Cina e India. Così nei prossimi tre anni sarà vanificato il beneficio che noi europei impiegheremmo oltre 30 anni a conseguire, distruggendo la nostra industria automobilistica che è un’eccellenza mondiale e dà lavoro a 3,2 milioni di addetti diretti più l’indotto.

 

Articolo pubblicato su il Giornale il 30 giugno 2022 a firma di Pier Luigi del Viscovo

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