SE IL VIRUS “SALVA” L’AUTO DALL’UE

 In Bollettino, Nuovo

Qual è la differenza tra un tappeto e un virus? Che sotto il tappeto ci puoi nascondere la polvere. Fuor di metafora, il 26 febbraio era un mercoledì e a cena, guardando il TG, gli italiani appresero di 322 casi accertati e 11 decessi, poi chiesero di passargli il pane e continuarono senza panico. Difficile credere che nei due giorni successivi un cliente privato su cinque abbia rinunciato a immatricolare un’auto, che ovviamente aveva già pagato. Ancor più se mettiamo il -19% di febbraio dopo il -14% di gennaio.

Nel primo bimestre i privati hanno acquistato 35.000 auto in meno e non è colpa del virus. Una causa è certamente la domanda asfittica, originata da un’economia che nell’ultimo trimestre è stata negativa, grazie a quelle politiche economiche giallo-verdi che avrebbero dovuto sconfiggere la povertà. Però stavolta anche l’offerta ci sta mettendo del suo, cincischiando su quali macchine vendere e quali non vendere in base alle emissioni di CO2, così da limitare le multe della UE, tralasciando i desideri dei clienti. Una strategia fondata sulla presunzione di poter orientare la domanda. Non funziona e non funzionerà, nei saloni come nelle flotte. Da un’indagine di AgitaLab curata da Fleet&Mobility, viene fuori che gli acquisti di vetture ibride sono motivati, per due operatori su tre, dal fatto di poter circolare durante i blocchi e nelle ZTL.

In questi giorni, i responsabili delle case auto esasperati per il fermo da Coronavirus hanno smesso l’aplomb composto e si sfogano, dicendoti quanto maggiori siano i loro obiettivi di auto elettrificate rispetto alla domanda, quanto l’equazione economica non stia in piedi, né per i loro costi di fabbrica né per il cliente e quanta pressione pubblicitaria servirebbe per convincerne qualcuno di più. Esattamente quelle risorse che sono già saltate per i tagli post-Corona. Ma proprio il Corona potrebbe offrire il piano B. Gli Stati stanno mettendo centinaia di miliardi nell’economia per salvare le imprese. Ma allora, infliggere miliardi di multe all’industria più importante, che impiega 3,2 milioni di addetti, per qualcosa che, ricordiamolo sempre, avrebbe un impatto risibile sul clima, che senso avrebbe? Già, il buon senso. Proprio una delle due merci più rare in circolazione. L’altra è il coraggio.

 

Articolo pubblicato su il Giornale il 22 aprile 2020 a firma di Pier Luigi del Viscovo

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