SONDAGGIO AGITALAB: LOTTA ALLE POLVERI SOTTILI E BLOCCHI ALLA CIRCOLAZIONE

 In Bollettino, Nuovo

I valori riportati nel grafico rappresentano le posizioni dei partecipanti a La Capitale Automobile del 7 febbraio 2020, espresse attraverso il sondaggio di AgitaLab.

Lavare le strade è la soluzione più efficace per abbassare il livello delle polveri sottili in una città o anche solo in un quartiere, riducendone drasticamente e subito la quantità che è in sospensione e che viene inalata dai polmoni. È anche il modo più rapido e immediato, visto che l’umidità appesantisce il particolato e lo trattiene al suolo. Del resto, non è un mistero che quando piove il problema nemmeno si ponga.
L’altra soluzione, abbassare i riscaldamenti, non è sbagliata. Infatti, tutti gli studi scientifici indicano quella come la fonte principale di produzione del PM, con valori intorno al 50% del totale, laddove il traffico su gomma pesa intorno al 10%, di cui solo metà dovuto agli scarichi. L’altra metà infatti deriva soprattutto dal rotolamento delle gomme, che solleva il particolato dal suolo. E si torna al via: lavare le strade.

C’è un modo sereno per fare le cose sgradevoli, dosandole per sortire sì gli effetti voluti, o meglio necessari, pregiudicando il meno possibile le attività. E c’è poi un modo più estremo, che pare dettato da ben altri furori.
Se proprio blocco ha da essere (ma 1 su 2 ribadisce che NON andrebbero fatti perché inutili) 4 su 10 indicano un compromesso. Si facciano, salvando le fasce orarie che permettono alle famiglie e ai lavoratori gli spostamenti necessari a tenere in piedi la giornata e le attività importanti: la scuola dei figli e il posto di lavoro. Del resto, anche i campioni dell’ideologia, i sindacati, ne tengono conto negli scioperi – quelli sì inutili, ma è un’altra storia.
C’è però una minoranza, uno su dieci, che punta al blocco totale. La finalità sembrerebbe andare oltre la circolazione e dunque le emissioni, volendo impedire totalmente l’uso dell’auto. Non è dato sapere per quali motivazioni, che possono solo dunque essere ipotizzate. Forse, un certo retaggio bucolico, che non ha mai davvero digerito l’automobile. Chissà, se andassero ad aria compressa, se le tollererebbero?

E niente, anche tra gli addetti ai lavori c’è qualcuno (pochi, 1 su 20) che pensa abbia un senso bloccare una macchina diesel Euro6 e lasciar circolare una a benzina Euro4. Indubbiamente, un difetto di comunicazione di case e concessionarie, non tanto sul numerino scientifico dei gr/km di PM o NOx quanto sul tipo di motore.
Sul diesel si sono concentrati sforzi enormi tesi a orientare la pubblica opinione. Dagli USA, in maniera palese. Chissà se anche da oriente, in forme più subdole? L’obiettivo non era la qualità dell’aria ma il volume di esportazioni di vetture dall’Europa e dalla Germania in particolare. Cosa hanno fatto l’industria e la politica europee? Ma hanno abboccato, ovviamente, scusandosi per aver prodotto il miglior propulsore della storia, oggi ormai pochissimo inquinante, dando lavoro a 3,5 milioni di persone nel continente.
Interessante però che 1 su 2 indichi che anche i taxi e gli autobus dovrebbero adeguarsi agli standard minimi di emissioni, oppure essere fermati. Se tocchi il cittadino, lui poi tocca te. Tough life.

 

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