Un partito pro-auto? Non esiste

 In Bollettino, Economia

Ci vuole coraggio, tanto coraggio a schierarsi a favore dell’auto e degli automobilisti. Quand’era di moda e le stelle del cinema si facevano fotografare sulle fuoriserie, era facile promuovere e vendere auto molto inquinanti e poco sicure. Poi le mode passano e oggi le nipoti di quelle macchine, enormemente meno inquinanti e più sicure, sono all’opposto delle mode trendy e affascinanti.

Nel nuovo secolo si sono incrociati due fiumi, due movimenti di opinione. Da un lato, la strisciante nostalgia di un’epoca meno frenetica e impegnativa, meno contemporanea. Dall’altro, la spinta a comportamenti eco-compatibili. Desideri e spinte vanno benissimo, ma poi la realtà ti dice cosa sia davvero accettabile. Nessuno vuole andare a vivere in campagna né spegnere la luce elettrica o i riscaldamenti. Mentre l’auto, inquinante strumento della frenesia quotidiana, è sacrificabile. Così un gruppo di privilegiati, nipoti dei VIP anni ’60, possono prendere le distanze e farne un’icona del male. Sono educati, vivono e lavorano in centro, quello ormai vietato alla massa, e hanno chi gli fa la spesa e gli accompagna i figli. Come nell’Atene di Pericle, sono belli e virtuosi, dettano le mode, indicano i valori, fanno tendenza e producono consenso, cibo primario della politica.

Non è facile, per chi fabbrica e vende macchine, andargli contro. Affermare che l’auto è un mezzo comodo, che dà libertà e autonomia. Dire che no, le nuove non sono più inquinanti o clima-alteranti della pentola della pasta. Congiungere i puntini degli airbag con quelli dei bambini: ce li devi portare, in macchina, sennò a che servono. La scelta più comoda finora è stata quella classica, di non scegliere. Un sindaco vuole mandare tutti in bici? Bene, non abbiamo niente contro le bici. Solo, se poteste anche comprare comunque un po’ di macchine, grazie. Ma non perché a noi piacciano, sia chiaro. Viva le bici. È che… ci sarebbero le fabbriche, che continuano a sfornare macchine. Non dovrebbero, giusto, e ci stiamo lavorando.

Insomma, il tipico approccio maschile di tenere il piede in due scarpe. Del resto, che il mondo dell’auto sia troppo maschile l’abbiamo sempre saputo. Nel nuovo secolo, che sia tempo di dare spazio alle donne, che sono molto più nette e decise? E hanno coraggio.

 

Articolo pubblicato su il Giornale, il 3 giugno 2020, a firma di Pier Luigi del Viscovo

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