
Mercato auto, in Italia ora vale un miliardo in più
Il mercato delle auto nuove nel 2014 ha recuperato oltre un miliardo di euro di giro d’affari (24,7 miliardi pari a +4,4%) rispetto al minimo toccato l’anno precedente (23,6). È quanto emerge dalle stime del Centro Studi Fleet&Mobility sulla base delle immatricolazioni a consuntivo elaborate e diffuse oggi da Unrae.
Le società, che con 5 miliardi di euro coprono un quinto del mercato, registrano un lieve apprezzamento (160 milioni pari a +3,3%), mentre l’incremento davvero forte (+13,5% pari a 600 milioni) è venuto dal segmento del noleggio, che con i suoi quasi 5 miliardi di euro arriva a pesare il 20% del giro d’affari complessivo. La spinta non è dovuta solo ai maggiori volumi immatricolati, ma anche al valore medio delle vetture acquistate dai noleggiatori, pari a 18.713 euro di media, 1,500 euro più dei privati.
Il segmento definito ‘privati’, che include anche le ‘Partite IVA’, non ha mostrato segni sostanziali di recupero, avendo registrato, con 14,7 miliardi di euro, appena 300 milioni in più (il 2%) rispetto al 2013. È questo il dato più significativo, che tuttavia merita due approfondimenti.
Primo. Quando l’auto è acquistata in proprietà, come è il caso dei privati, una volta terminato il pagamento del finanziamento o del leasing, in genere pochi anni, il costo scompare. A quel punto, decidere di cambiare l’auto significa accendere un nuovo finanziamento. In periodi come questo è facile rimandare questa scelta, sia per l’insicurezza dilagante, sia per la difficoltà oggettiva di accesso al credito. È evidente la differenza con il noleggio: il costo del canone prosegue, sia che si prolunghi il contratto esistente, sia che lo si rinnovi su un’auto nuova. In altri termini, in un mercato di pura sostituzione (e il nostro ormai lo è) la vendita è soggetta al ciclo economico, mentre l’affitto no. Le moderne formule di vendita delle Case (cosiddetta ‘mezza-macchina’) si avvicinano a questa filosofia, salvo su un punto, non trascurabile: la durata non coincide con il normale ciclo di sostituzione.
Secondo. Non è proprio vero che i privati abbiano acquistato solo il 2% in più. Più precisamente, un certo numero di Partite IVA non hanno comprato l’auto, preferendo passare alla formula del noleggio a lungo termine. Questo spiega pure l’abnorme incremento del noleggio, non giustificabile solo con i rinnovi dei contratti in scadenza (che si sa quanti sono). I noleggiatori hanno acquisito numerosi contratti tra clienti nuovi, PMI e professionisti, grazie alle vendite fatte attraverso il web e i call center e alla rete di broker. Questi operatori stimolano i clienti a stipulare contratti di NLT, sottraendoli di fatto al concessionario.
Si tratta dei clienti più appetibili in assoluto, poiché hanno ognuno poche vetture (con scarso potere contrattuale) ma di livello medio-alto, che significa un fatturato importante di vendita e di post-vendita. Venticinque anni fa iniziò il medesimo processo con le flotte, che nell’arco di 15 anni passarono dall’acquisto al noleggio. Per i costruttori è stato positivo, perché come detto sopra il noleggio garantisce un ciclo di sostituzione costante, seppur a prezzo di sconti maggiori di quelli praticati ai concessionari e senza l’impegno sui volumi che questi ultimi assicurano (ma questo è stato solo un clamoroso errore di superficialità commerciale). Per i concessionari non è andata altrettanto bene, avendo perso i guadagni della vendita e la relazione col cliente – che significava guadagni nel post-vendita e opportunità di vendite ulteriori al momento della sostituzione. Ora è cominciata la partita delle PMI e dei professionisti. Ma non è finita. Staremo a vedere.
Articolo pubblicato su Il Sole 24 Ore – Motori24 – del 3 gennaio 2015 a firma di Pier Luigi del Viscovo