FCA e una verità dura da digerire

 In Bollettino, Nuovo

Oggi Fiat torna a produrre auto in modo autonomo. Sarebbe facile trascinare sotto i riflettori di questa notizia tutti i detrattori classici.

La notizia che Fiat, oggi Fiat Chrysler Automobiles, torni a produrre automobili in Italia è decisamente seccante, scomoda, e infatti è stata subito accantonata dai media. Molto più scomoda delle notizie precedenti, di distacco, abbandono, che sotto sotto erano confortevoli per tutta la nostra intellighenzia di sinistra, a cui fornivano l’assist per tornare alla carica. Un baccano d’inferno quando ha spostato la sede fiscale altrove, come se fosse criticabile la posizione di chi, potendo, sceglie di non dare più un soldo a uno Stato sprecone, per non dire di peggio, che non sa far funzionare una sola delle cose in cui mette mano, un vero buco nero per i soldi dei contribuenti. Responsabilità e meritocrazia: le tasse, per riscuoterle, bisogna meritarsele. Sorry, la vita è dura.

Ma sarebbe facile trascinare sotto i riflettori di questa notizia tutti i detrattori classici, a cominciare dalla Fiom (almeno dichiarata) per finire a tutti quei nostalgici che vogliono ‘cambiare ma non troppo’, i ‘non-più-comunisti’ a parole.

Quelli che davvero vanno tirati per la giacchetta sono invece tutti gli esponenti dell’impresa, che a parole si lamentano e invocano politiche liberali e attente al mercato, ma poi non hanno il coraggio di perseguirle. Quelli che preferiscono andare d’accordo col modesto politico locale di turno, che almeno uno straccio d’appalto prima o poi te lo farà avere. Insomma tutto quello pseudo-capitalismo nostrano, allergico al mercato e incline al protezionismo di breve periodo. Cresciuto nel Paese dove il più grande cliente è lo Stato, che si incarica di spendere (malissimo) oltre metà della ricchezza che si produce. A questi la FCA ha mostrato una strada, forse non l’unica né la più giusta. Ma una mossa l’ha fatta, per tornare a lavorare in fabbrica. Primo, ha stracciato il contratto in faccia a sindacati e Confindustria. Secondo, ha delineato una strategia di prodotto che potesse sostenere una manodopera cara ma qualificata come quella italiana. Per inciso, proprio mentre veniva beccata da un alfiere del lusso made in Italy, nei fatti la FCA iniziava a riposizionarsi sui prodotti ad alto valore aggiunto (500, Jeep e Maserati) in attesa di Alfa Romeo.

Ora “purtroppo” i fatti le stanno dando ragione. Davvero insopportabile, ma tant’è. Dunque, alzi la mano chi intende raccogliere il testimone e battere la medesima strada. Sul cartello c’è scritto: meritocrazia, responsabilità, idee e coraggio.

Articolo pubblicato su Il Giornale, il 02 febbraio 2015 a firma di Pier Luigi del Viscovo

Recent Posts

Start typing and press Enter to search