
ORA I COSTRUTTORI CINESI PUNTANO SUL NOLEGGIO E SULLE FLOTTE AZIENDALI
L’avanzata delle case orientali trova terreno fertile tra gli operatori del rent-a-car che hanno bisogno di vetture a prezzi scontati ed elettriche.
Sarà il noleggio il canale preferito dai costruttori cinesi per penetrare nel mercato italiano? Da quando i costruttori hanno centellinato le forniture ai noleggiatori, soprattutto quelli del breve termine che le prendevano con sconti elevatissimi, e questi si stanno rivolgendo a fornitori nuovi, anche cinesi. Se e quando in futuro i costruttori incumbent dovessero decidere di riprendere le abituali vendite al rent-a-car, chissà se troveranno lo spazio che hanno lasciato? Secondo Alberto Viano, presidente di Aniasa, l’associazione dei noleggiatori: “Il RAC è una porta d’ingresso ideale, perché consente dei test drive su larga scala su prodotti che a parità di contenuti costano meno. Poi sarà il cliente a scegliere”.
Le vendite di Lynk&Co, brand di Geely lanciato pochi anni fa per intercettare un nuovo automobilista, si avviano a essere nel 2022 8 volte quelle del 2021 e per MG, storico brand inglese riesumato per vendere macchine cinesi, i volumi sono 13 volte quelli del 2021. Anche DR, marchio italiano che assembla componenti cinesi da oltre un decennio, sta immatricolando tre volte le auto dello scorso anno. Parte di queste sono finite nelle flotte del rent-a-car, per fortuna. Così gli operatori hanno contenuto l’aumento dei prezzi entro limiti accettabili, tanto da soddisfare buona parte della domanda, esplosa con la ripresa di viaggi e vacanze.
Discorso diverso per il lungo termine, che viaggia col vento in poppa. La flotta gestita, ormai sopra il milione di veicoli, aumenta ancora e con essa le immatricolazioni: + 10% sul 2021, laddove gli altri canali viaggiano a meno 18%. Pure sul fronte delle auto a bassissime o zero emissioni, rispettivamente ibride plug-in e elettriche, è il noleggio a fare la differenza, dove possibile. Le plug-in immatricolate a noleggio sono il 13% in più del 2021, mentre gli altri canali segnano un meno 20%, al punto che ormai una su due è a noleggio. Le ragioni stanno nel prezzo alto di questi veicoli, non alla portata del privato cittadino, e nelle emissioni sotto i 60 gr/km di CO2, che consentono un valore di fringe benefit particolarmente conveniente per i manager. Non è lo stesso per le elettriche, dove la flessione è più o meno uguale: meno 25% nel noleggio e meno 28 negli altri canali. Questi numeri riflettono, con ovvia approssimazione, le due anime del noleggio a lungo termine: quella fleet, dove finiscono molte ibride plug-in, e quella dei clienti privati che, pur scegliendo di testare la mobilità elettrica preferiscono non assumere rischi, firmando un contratto di NLT.
Questa clientela personale è portatrice di comportamenti e aspettative profondamente diversi rispetto alle flotte. Il NLT, fatto di valori residui e rete di assistenza, vuole anche guardare avanti, alla frontiera tecnologica dell’infotainment. “Oggi c’è meno interesse per la guida – conclude Viano – e l’auto passerà da mezzo (di trasporto) a media (di informazioni).”
Articolo pubblicato su Il Sole 24 Ore il 13 dicembre 2022 a firma di Pier Luigi del Viscovo